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Con lo studio sistematico dei riflessi e delle correlazioni tra singoli punti e organi specifici nasce la riflessologia plantare.
L’uso della stimolazione di punti situati sul piede a fine
terapeutico è conosciuto da molto tempo e in molte diverse
culture, ma è con l’inizio dello studio dei riflessi e con
l’identificazione di un ordine spaziale costante che nasce una
tecnica in grado di rendere certo l’obbiettivo e di consentirne la
valutazione degli effetti.
La prima fase è antichissima; l’agopuntura pone numerosi
punti importanti sulle estremità, ritrovamenti di
archeologia egizia testimoniano l’uso di tali stimolazioni da parte
del medico faraonico, ma se ne trovano anche nella cultura medica
popolare antica delle nostre aree geografiche. Le stesse pratiche
che ispirarono la teoria zonale all’otorinolaringoiatra
statunitense William Fitzgerald (1872-1942), appartengono alla
antica cultura medica di tribù dell’America centrale e
settentrionale.
Proprio a William Fitzgerald si deve l’inizio della seconda
fase.
Anni di studio lo portarono a confermare l’osservazione che uno
stimolo cutaneo produceva effetti a distanti e che tali effetti
erano riproducibili e ripetibili almeno empiricamente.
Si racconta che utilizzò molto queste conoscenze
nell’analgesia e nel dolore post operatorio. Utilizzò molto
le articolazioni delle mani e dei piedi stimolandole mediante
massaggio o applicando appositi strumenti con azione compressiva
sui polpastrelli.
Ben presto riuscì a sistematizzare tali relazioni e nel 1916
pubblicò il libro intitolato “Terapia zonale” dove per la
prima volta comparve la mappa del corpo umano attraversata da 10
linee verticali provenienti dalle dita delle mani e dei piedi in
direzione del capo.
Una figura fondamentale per lo sviluppo della attuale riflessologia
plantare fu Eunice Ingham (1888-1974) massaggiatrice americana che
partendo dagli studi di Fitzgerald giunse alla collocazione di
tutto il corpo nei soli piedi. Importanti per la diffusione al
pubblico furono i suoi due libri “Stories the feet can tell”
(Storie che i piedi possono raccontare) e “Stories the feet have
told” (Storie che i piedi hanno raccontato).
A lei dobbiamo la base concettuale delle attuali mappe che, con
tutti i limiti del caso, hanno contribuito alla diffusione della
riflessologia plantare.
Alcuni anni dopo Hanne Marquardt completò il lavoro di E.
Ingham aggiungendo le linee orizzontali e, previo averla ridefinita
riflssoterapia plantare, la introdusse nel campo sanitario dove
riuscì ad ottenere ampi consensi.
Numerose scuole si aprirono per la diffusione di tale metodica in
Usa e in tutto il mondo e anche in Italia, dove esistono molte
scuole di diversa durata e tendenza filosofica.
Dott. Alberto Cericola
Naturopata, esperto in riflessologia plantare
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