Secondo la Corte costituzionale la sugar tax sulle bevande analcoliche edulcorate è pienamente legittima e risponde anche a una esigenza sociale.
Chi sono in Internet?
Cosa succede quando lo strumento principale per farsi conoscere sono solo le lettere della tastiera del computer?
Il desiderio di gestire al meglio la propria immagine nelle
situazioni sociali, di conoscere altre persone e di farsene un’idea
sono caratteristiche fondamentali della natura umana, presenti
anche in Internet. Tuttavia, nel “cyberspazio” vengono a mancare
tutte le sfumature della comunicazione verbale e non verbale
caratteristiche della persona nella “vita reale” e questo
può modificare radicalmente le “prime impressioni”.
Il nostro nuovo taglio di capelli, quel bel modo di sorridere o
ammiccare che ci sono così “utili” in tante occasioni, il
tono di voce con cui ci esprimiamo, i modi di fare che ci
distinguono e tutto ciò che fa di noi le persone che siamo,
nel linguaggio online (messaggi di posta elettronica, siti Web e
forum di discussione) non trovano spazio. Quel che è peggio
è che le piccole sviste, come quella di schiacciare
inavvertitamente il tasto delle maiuscole, può costarci caro
perché chi legge avrà l’impressione che stiamo
gridando e, non conoscendoci, potrà arrivare a pensare che
siamo solo dei maleducati o degli esibizionisti.
La maggior parte delle ricerche sulle comunicazioni online
sostengono che chiunque appare più “freddo”, determinato e
irascibile di quanto sia in realtà. Ciò che viene
digitato sulla tastiera non sempre corrisponde a ciò che si
direbbe di persona e gli Altri tendono a rispondere di conseguenza
alla freddezza e alla determinazione che percepiscono.
Per ovviare a questo “vuoto emotivo”, con gli anni settanta,
è iniziato un lento ma radicale processo di “umanizzazione”
del messaggio video. Giocando con i segni di interpunzione della
tastiera abbiamo imparato, ad esempio, a sorridere con una faccina
in orizzontale come questa 🙂 o a mostrare disappunto con
quest’altro simbolo 🙁 c’è addirittura chi si
sbizzarrisce associando alle proprie affermazioni suoni, applausi,
cori, icone danzanti e così via, con l’unico intento di
risultare più “umano” a dispetto di quanto sembrerebbe
permettere il “gelido” mondo di Internet.
L’impressione che può suscitare negli Altri il nostro
soprannome o l’indirizzo e-mail che abbiamo scelto, i ritmi della
trasmissione dei messaggi e la mancanza delle espressioni verbali e
non verbali usate abitualmente per mostrare consenso o
semplicemente attenzione all’Altro possono indurre ad una
valutazione “a naso” e l’inserimento in categorie e stereotipi da
cui potrebbe essere difficile uscirne. Con ovvie ripercussioni
sugli sviluppi delle interazioni in atto.
Quando si tratta di “navigare”, la prevedibilità e
l’affidabilità dei rituali della “vita reale” sembrano
svanire, rendendoci goffi e avventati nel trarre conclusioni su
tutto ciò vediamo.
Mancano regole precise e, sebbene questo possa preoccupare o
irritare, il bello è che è ancora tutto da costruire,
sta a noi la responsabilità di agire per il meglio.
Gabriela
Manzella
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