
Il nuovo rapporto del Sipri indica un calo delle vendite di armi del 3,5% nel 2022, di peso però da problemi nelle catene di approvvigionamento.
“Uno di questi è ridare voce alle parole messe a tacere”, spiega Alessandro Trabucco, curatore della mostra Voci silenti.
La mostra
Voci Silenti è infatti il frutto di un lungo e
laborioso confronto tra molte persone, nonché dall?unione,
ma anche dalla separazione, di idee e individui che, con il loro
contributo artistico, intellettuale e pratico, hanno reso possibile
il profilarsi di una linea ben precisa, quella della censura,
sussurrata e sentita.
Voci Silenti è di fatto uno spazio, un luogo,
una dimensione in cui io e il curatore Alessandro Trabucco abbiamo
voluto invitare a dialogare tra loro diverse opere ognuna delle
quali esprime differenti concetti.
Da questo primo confronto abbiamo scelto di indirizzare il tema
lungo alcune linee guida quali la censura mediatica, ecclesiastica,
politica e militare, invitando gli undici artisti qui presenti a
farsi portavoce di tali argomenti, dando loro la possibilità
di interpretare liberamente i temi scelti, così come solo
un?artista con la sua arte è in grado di fare.
L?arte porta infatti in sé un grande privilegio:
trasmettere un messaggio che c?era sfuggito, o che volutamente
avevamo allontanato, sia esso un problema, una notizia o un fatto
di cronaca.
L?arte diviene il mezzo con cui i protagonisti invitati, affermati
o promettenti giovani, affrontano in maniera personale e
indipendente il tema della censura attraverso diversi canali
visivi.
Pittura, fotografia, scultura e video installazioni sono quindi
gli strumenti che riaprono un dialogo, quasi come una ferita, verso
questioni spinose, prime tra tutte la verità, la sua ricerca
e la sua negazione. Le opere che compongono
Voci Silenti raccontano, in molti casi, quello che
spesso non vorremmo sentirci dire e non vorremmo sapere, trattando
di volta in volta argomenti che nonostante tutto conosciamo, che
nel tempo abbiamo sicuramente letto, sentito o anche solo
percepito, senza mai aver avuto però voglia o modo di
approfondirli.
Il risultato che ci auspichiamo è che questa iniziativa
artistica sia per tutti un approfondimento culturale legato al
mondo artistico contemporaneo e all?attualità di cronaca,
dando vita a un libero dialogo di riflessione tra pubblico e arte
sul tema della censura, inducendo a una comprensione intima e
personale dell?argomento.
Art. 21 della Costituzione della Repubblica
Italiana
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero
con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o
censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato
dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali
la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di
violazione delle norme che la legge stessa prescriva per
l’indicazione dei responsabili…
Riportare i primi due punti dell?Articolo 21 della Costituzione
nell?introduzione di questo catalogo potrebbe sembrare una scelta
scontata e banale, ma se la censura, e in gran parte quella
mediatica, è il fulcro di questo lavoro, nonché linfa
vitale di
Voci Silenti, allora vuol dire che il suddetto
articolo non è poi così sottinteso.
Un esempio tutto italiano, anche se purtroppo non sarà
l?unico, è l?esilio di Daniele Luttazzi, Enzo Biagi e
Michele Santoro dalla televisione pubblica dopo l?editto bulgaro di
Berlusconi, accusati da Sofia dall?ex Premier di aver fatto un ?uso
criminoso della televisione?. Le prove di libertà di stampa
negata e accusata da chi detiene il potere per i propri interessi,
siano essi a destra o a sinistra, sono purtroppo infiniti. La
politica possiede il controllo, su tutto, nel bene e nel male.
Nell?ultimo libro, Quel che non si doveva dire, scritto
nel 2006 dal compianto Biagi, dopo quattro anni dal suo
allontanamento televisivo, si possono trovare innumerevoli spunti
sull?argomento.
?Non si fa altro che parlare di business, di
profitto, di carriera, di look, di protagonismo e quindi,
inevitabilmente, di televisione. Infatti non sei nessuno se non ti
invitano almeno a La prova del cuoco, o a Markette da Chiambretti.
Sei qualcuno se vai a Uno mattina. Tutti sappiamo che questo non
è vero, anche se arrivare in fondo al Grande Fratello o in
finale ad Amici di Maria de Filippi fa aprire un conto in banca.
Inviti in discoteche, ospite d?onore ai Carnevali o all?apertura di
un supermercato, serate in piazza, poi, caso mai, due paparazzate
con la velina di turno e il gioco è fatto: sei famoso, hai
qualche copertina sui rotocalchi rosa, ti riconoscono.
– Enzo Biagi con Loris Mazzetti. “Quello che non si doveva
dire”, Rizzoli
Questa dichiarazione mi ha fatto sorridere, poi riflettere.
Mentre sto per organizzare una
mostra legata al tema della censura mi rendo conto che
la maggior parte delle persone che mi circondano è
assolutamente distratta, quasi allontanata da tutto ciò che
qui vogliamo raccontare. Così ho messo sul piano di
un?immaginaria bilancia la ricerca di verità e giustizia da
una parte; indifferenza, distrazione e ignoranza dall?altra, e a
vincere, purtroppo, non è stata la prima sostanza.
Siamo distratti da tutto ciò che è importante
sapere, ammagliati da ciò che vorremmo essere e avere,
sedotti da bugie che brillano come la mela nel giardino dell?Eden.
Altre volte invece siamo semplicemente ingannati da quello che ci
fanno credere per vero.
Ci siamo dimenticati dello sbarco americano in
Somalia che fu fatto ripetere per ragioni televisive, o a
proposito? di Iraq, la caduta della statua di Saddam a Bagdad usata
come simbolo della fine della guerra? Recentemente un iracheno,
presente sul luogo come comparsa, ha raccontato che per far
risultare la piazza gremita di manifestanti, gli americani li
facevano spostare in funzione della ripresa TV?
– Enzo Biagi con Loris Mazzetti. “Quello che non si doveva
dire”, Rizzoli
Spesso, troppo spesso, chi è a conoscenza dei fatti vuole
che nessuno si scomodi per spostare la tendina che separa la
finzione reale dalla cruda verità delle cose. Viviamo in
questo limbo fatto di menzogne e di mezze verità sempre,
ovunque, costantemente. Sino a che qualcuno ci prova, si alza, e
oltrepassa il sipario alla ricerca di quella verità che non
lo faceva dormire la notte.
A volte gli va bene e, al suo ritorno, avrà la
possibilità di raccontare ciò che ha trovato,
attraverso il cinema, l?arte, la scrittura, il giornalismo o
qualunque altro libero mezzo di comunicazione.
Altre volte però ad accoglierlo vi sarà una
punizione esemplare, anche se diversa a seconda dei casi: se quello
che il nostro eroe, assetato di verità, stava calpestando si
trova su un Paese democratico, allora potrà sperare di
essere solo incriminato come cialtrone e diffamatore e quindi
allontanato per sempre dalla sua professione e dai mezzi con cui
potrebbero diffondere altre notizie.
Quando invece gli andrà male, perché la mela che
coglie è nascosta laddove non è permesso cercare, la
pena sarà molto più aspra, e forse pagherà con
la vita.
A memoria di questo vorrei ricordare la giornalista assassinata
Anna Politkovskaja di cui ho letto le durissime storie riportate
nel suo La Russia di Putin.
Questo libro parla di un argomento che non è
molto in voga in Occidente: parla di Putin senza toni ammirati? il
motivo è semplice. Diventato presidente, Putin ? figlio del
più nefasto tra i servizi segreti del Paese ? non ha saputo
estirpare il tenente colonnello del KGB che vive in lui, e pertanto
insiste nel voler raddrizzare i propri connazionali amanti della
libertà, come ha sempre fatto nel corso della sua precedente
professione… Questo libro però non è un?analisi
politica? Le analisi politiche le fanno i politologi. Io sono un
essere umano tra i tanti? Ragion per cui il mio è un libro
di appunti appassionati a margine della vita come la si vive oggi
in Russia. Perché per il momento non riesco a fare un passo
indietro e a sezionare quanto raccolto, come è bene che sia
se si vuole analizzare un fenomeno. Io vivo la vita, e scrivo
ciò che vedo.
– A. Politkovskaja, ?La Russia di Putin?, Adelphi
a di meglio che questa dichiarazione poteva introdurre ancora
una volta uno degli intenti di questa mostra, quello di denunciare
la condanna alla libertà di stampa e d?informazione da parte
dei poteri dominanti.
Ossezia del Nord, Beslan, scuola di via Kooperativ:
oltre 400 morti, più di 200 dispersi, 550 feriti, una strage
di innocenti per mano di uomini che in altri tempi sarebbero stati
invidiati dai nazisti, i separatisti ceceni. Non ci sono parole per
definire il massacro. [?]. Ancora oggi le mamme di Beslan attendono
risposte da Vladimir Putin sui criteri in base ai quali i russi
hanno deciso di entrare nella scuola, una strategia che aveva
già causato molte morti tra gli ostaggi del Teatro Dubrovcka
a Mosca nel dicembre 2002. L?unico terrorista ceceno sopravvissuto
disse :- Arrivammo a Beslan grazie a un corridoio garantito dai
servizi segreti russi.- Solo dopo il lavoro di alcuni giornalisti
delle radio locali prima, e quello dei corrispondenti arrivati sul
posto dopo, si è rotto quel muro di silenzio imposto dal
governo russo. Fermiamoci qui.
– A. Politkovskaja, ?La Russia di Putin?, Adelphi
E qui mi fermo anch?io, e lo faccio con una precisazione.
Voci Silenti non è una mostra legata a nessun
movimento politico, ma è solamente la libera interpretazione
di taluni argomenti da parte di chi crede nella forza dell?arte e,
senza censura, vuole riportare sotto gli occhi di tutti ciò
che troppo spesso viene dimenticato.
Jessica Anais Savoia
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