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Via libera anche per il cioccolato transgenico nella Legge Comunitaria 2001
Il provvedimento, che è stato approvato il 20 febbraio ed
entra in vigore dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale,
prevede la ratifica di 54 direttive comunitarie per diversi
settori, dalle televendite all’antidiscriminazione, dal “borsellino
elettronico” all’alimentazione, dall’orario di lavoro allo
smaltimento dei rifiuti, dall’etichettatura dei medicinali alle
guide alpine.
Fino alle disposizioni sul cioccolato.
Tutti ricordano lo scalpore sollevato due anni fa (giugno 2000)
dalla Direttiva europea 2000/36/CE (relativa ai prodotti di cacao e
di cioccolato destinati all’alimentazione umana) che avrebbe
consentito l’uso di grassi anche transgenici al posto del burro di
cacao per la produzione delle deliziose barrette marroni.
Una Direttiva che perseguiva “meritevoli” scopi: standardizzare
(verso il basso) la qualità del cioccolato europeo; aprire
il mercato Cee ai grassi vegetali/OGM; fare un favore alle
multinazionali; danneggiare irrimediabilmente le decine di paesi
poveri e le migliaia di contadini del Sud del mondo, esportatori di
quel burro di cacao che da ora in poi non sarà più
necessario… per produrre cioccolata.
Ebbene, ecco la legge attuativa in Italia: che si premura di
“garantire che l’etichettatura dei prodotti di cacao e di
cioccolato… rechi una distinta indicazione a seconda che il bene
sia prodotto con aggiunta di grassi vegetali diversi dal burro di
cacao o che sia prodotto utilizzando esclusivamente burro di cacao;
nel primo caso l’etichetta dovrà contenere la dizione
‘cioccolato’ mentre nel secondo caso potrà essere utilizzata
la dizione ‘cioccolato puro'” (Art. 28).
Insomma, d’ora in poi per esser certi di mangiare cioccolato non
transgenico dovremo individuare le confezioni con la scritta
“cioccolato puro”. Se c’è scritto solo “cioccolato” non
saremo sicuri della sua provenienza.
Così come per gustare olio d’oliva dobbiamo cercare l’olio
“extravergine d’oliva” e per mangiare bio si deve essere attenti al
bollino giallo, non verde, a forma di spiga, non di
margherita…
Diciture supplementari, scritte, bollini, certificazioni:
l’etichetta dei prodotti semplicemente genuini è sempre
meno… semplice.
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