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30mila miliardi di operazioni al secondo, l’equivalente di 30mila PC “casalinghi”. La lotta ai cambiamenti climatici si avvale di due supercalcolatori.
Due supercalcolatori di ultima generazione, un’elevatissima
velocità di elaborazione e capacità straordinarie
sono il nuovo cuore di una rete di tecnologie avanzate per cercare
di prevedere il futuro dei cambiamenti climatici. Così il
Centro EuroMediterraneo per i Cambiamenti climatici, a Lecce,
diviene una delle strutture più importanti d’Europa nel
settore.
Cosa significa 30mila miliardi di operazioni al
secondo? “E’ come avere in una stanza 30 mila persone,
ciascuna con un computer simile a quelli che usiamo nelle nostre
case e nei nostri uffici, che lavorano simultaneamente
all’elaborazione di dati utili a capire come sarà il clima
nei prossimi decenni e quali impatti potrà avere
sull’economia, sui mari e le coste, sull’agricoltura, sugli
ecosistemi – si legge in una nota del Centro – questo lavoro, nelle
stanze del Centro di Supercalcolo di Lecce del Centro
Euro-Mediterraneo per i Cambiamento climatici, e’ svolto da due
supercomputer che utilizzano tecnologie all’avanguardia e sistemi
di calcolo diversi”.
Uno dei due calcolatori è un Ibm Power
6, dotato di circa 1.000 processori capaci di erogare una
potenza di calcolo complessiva di 18 Tflops.
L’altro, un Nec SX9, è dotato di 100
processori ma riesce a erogare una potenza di calcolo pari a 12
Tflops, per un totale complessivo in dotazione al centro di calcolo
pari a 30 Tflops (Teraflop), ossia 30mila miliardi di operazioni al
secondo.
Tutta questa potenza di calcolo, affiancata da
una capacità di immagazzinamento dei dati (storage)
di 1,5 PetaBytes- ossia 1,5 milioni di GigaBytes (per intenderci
potrebbe contenere la versione digitale di tutti i film prodotti a
Hollywood dai tempi del muto fino a oggi), consentirà di
realizzare gli obiettivi di studio e di ricerca del Centro
Euro-Mediterraneo per i Cambiamento climatici. Cioè:
elaborare scenari sui cambiamenti climatici e sul loro impatto.
Non è sufficiente l’elaborazione di
così enormi quantità di dati. “E’ indispensabile –
precisa la nota – anche che queste informazioni siano messe in rete
tra tutti i nodi di ricerca del Cmcc distribuiti sul territorio e
siano tradotte nella forma opportuna, affinché gli
scienziati che le analizzeranno (climatologi, biologi, economisti o
fisici) possano fare le loro deduzioni e trarre le loro
conclusioni”.
Tre aree costituiscono la divisione Calcolo
scientifico e operazioni (Sco) del Cmcc: operazioni di calcolo;
software per la simulazione di scenari di cambiamento climatico;
gestione avanzata dei dati (Advanced data management).
Quest’ultima si avvale di una rete (test-bed) di
condivisione delle informazioni, in modo tale che tutti i dati
possano essere fruiti in maniera integrata da tutti i nodi che
compongono il Cmcc e che si trovano, oltre che a Lecce, a Bologna,
a Venezia, a Milano, a Capua, a Sassari, a Viterbo.
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