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E’ stato il primo organismo internazionale ad aver profetizzato i rischi e gli effetti dell’attuale modello economico di sviluppo e a condurre studi e progetti in modo multidisciplinare e secondo i metodi della dinamica dei sistemi complessi.
Cultura e natura, società e tecnica, economia e ambiente non
più contrapposti, ma intrecciati, con la componente etica e
culturale che vale quanto quella tecnica. Già negli anni
’60/70 si pose per il futuro una serie di problemi come l’energia,
i trasporti, nuovi modelli di benessere, la crescita demografica,
l’inquinamento, la polarizzazione dello sviluppo industriale e
soprattutto la necessità di inquadrare la programmazione
economica, di breve termine, in quella politica e tecnologica di
lungo termine, cioè almeno 20 anni.
Si trattava di una grande lungimiranza vista a distanza di quaranta
anni. Fu così che in Italia nei primi anni ’70 fu fondato a
Roma presso l’Accademia dei Lincei il Club of Rome, grazie
all’azione di uomini come Aurelio Peccei, che ne divenne il
presidente. Peccei era poco conosciuto in Italia se non dopo la sua
morte nel 1984, ma molto stimato all’estero, insieme ad Alexander
King, responsabile della politica scientifica dell’ OCSE, e ad
alcuni scienziati, ricercatori e intellettuali. Era ricordato dai
suoi collaboratori “come un uomo che sui limiti dello sviluppo
amava definirsi un irrimediabile generalista, che preferiva
dedicare le sue forze a migliorare di un millimetro il livello di
vita generale, piuttosto che a risolvere uno specifico problema in
un sol campo o in un solo luogo “. Fu proprio lui che si rese conto
alla fine degli anni ’60 che il mondo si stava muovendo verso
problemi non più settoriali ma globali, e che dunque fosse
importante giungere ad un sistema economico accettabile
socialmente. Le lungimiranti previsioni di Peccei e le metodologie
usate dai modelli matematici globali, si sono poi dimostrate
veritiere.
Così la voce del Club of Rome e i suoi “studi sul futuro”
ebbero una grande risonanza nel mondo internazionale a livello
economico, politico e ambientale. Dopo la morte del suo animatore e
presidente, il Club of Rome si è trasferito da Roma a Parigi
nel 1985 e continua ad operare in una prospettiva olistica e
interdisciplinare. Rimane coerente con i principi etici della
“Dichiarazione del Club of Rome” adottata dalla Commissione Europea
il 25 aprile 1996. Il suo presidente è il principe El Hassan
bin Talal. E’ presente in tutti e cinque i continenti e alcuni dei
suoi membri internazionali hanno fondato a loro volta prestigiosi
istituti di ricerca.
Maurizio Torretti
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