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Grazie alla tecnologia il monopolio dei media sulle notizie di guerra è diminuito. Con Internet altre informazioni si contrappongono alle fonti ufficiali.
L’audience di tutte le emittenti del mondo e così anche la frequentazione dei principali siti internazionali di informazione è aumentata vertiginosamente. Ma questo volta c’è una novità: la gestione dell’informazione non è più centralizzata, esistono diverse fonti a cui poter attingere.
Rispetto all’ultima Guerra del Golfo, che ha segnato l’apoteosi della Cnn e del telecronista Peter Arnett (licenziato nei giorni scorsi per aver osato criticare la strategia militare Usa), i lettori di giornali e gli spettatori televisivi per la prima volta cercano e ricevono anche notizie dai network arabi. Televisioni e siti Internet di questi paesi oggi possono competere con i mezzi di informazione occidentale, sono presenti sul territorio e coprono gli eventi di guerra con grande assiduità e a vasto raggio, anche più di quanto non facciano le emittenti Usa o europee.
Con le potenzialità offerte oggi da Internet un’altra nuova fonte di informazione si aggiunge, e spesso contrappone, alle fonti ufficiali i blog di soldati americani direttamente dal fronte, di giornalisti indipendenti e di dissidenti iracheni. I blog sono siti molto maneggevoli e facilmente aggiornabili in cui appaiono diari, resoconti in diretta e immagini che spesso contrastano con le informazioni divulgate dalle fonti convenzionali. E la cosa non stupisce. Gli stessi americani hanno dei piani con cui conducono una guerra psicologica tramite i mass media.
Per la prima volta anche il punto di vista del campo avverso è disponibile all’osservatore attento e desideroso di farsi un’immagine per quanto possibile completa degli eventi e della loro portata effettiva. Non era successo prima di oggi che giorno dopo giorno fosse possibile leggere,in diretta, cosa succede nelle case di gente come noi, studenti, lavoratori, madri di famiglia, che si trovano sotto attacco. Mancano cibo, acqua, benzina, le farmacie sono sguarnite, i negozi non sono solo chiusi, ma sigillati… la città è deprimente, e si aspetta da un momento all’altro che una bomba cada, anche per sbaglio, sulla propria testa. Immaginarlo è una cosa, leggerlo è un’altra, quando è scritto da qualcuno che ha un volto e un nome, o almeno uno pseudonimo, come “Pax Salam”, blog iracheno tra i più noti del momento, fatto da uno studente ventinovenne.
Forse possiamo sperare che una volta che il nemico non è più lontano e oscuro, specchio di proiezione di ogni possibile malvagità, la guerra presenti un costo così pesante per la coscienza di ognuno di noi, al punto da diventare obsoleta in una società civile.
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