Camminare nella natura

Due sono le zone di maggior interesse per camminare nella natura: l’altopiano di Finale e l’area compresa tra il Monte Caprazoppa e Borgio Verezzi

L’entroterra ligure, Riviera di Ponente, osserva il mare dai suoi
punti sopraelevati tra monti, valli e spettacolari falesie; lo
avvolge la notevole bellezza degli uliveti, dei vitigni con i
caratteristici passaggi tra antiche case, sentieri e
mulattiere.

Due sono le zone di maggior interesse per camminare nella
natura: l’altopiano di Finale e l’area compresa tra il Monte
Caprazoppa e Borgio Verezzi, mentre al centro la valle aperta verso
il mare ospita l’abitato di Finalborgo e le moderne costruzioni di
Finale Ligure.

L’altopiano di Finale, dove spesso il forte vento s’insinua
diretto tra montagna e mare, è caratterizzato da strutture
di ottimo calcare che riconducono alla tipica conformazione delle
pareti dolomitiche. L’area che interessa l’itinerario descritto
è quella tra il Monte Caprazoppa e Borgio Verezzi che si
distingue per gli ampi scorci sul mare, le case saracene, le
grotte, le antiche vie e i profumi di mediterraneo.

Al calar del sole ci si può rilassare lasciando impronte
sulla spiaggia o scoprendo vicoli e piccoli negozi raccolti tra le
mura di Finalborgo: uno dei Borghi più belli d’Italia.

Dalle case di Crosa (frazione di Verezzi), si può
imboccare la stradina a ciottolato che risale il pendio fino alla
Chiesa di San Martino e al vicino santuario di Maria Regina
Mundi.
La frazione di Crosa prende il nome dal latino “corrosa” , per
indicare una zona ricca di cavità; il tracciato proposto si
sviluppa su un terreno interessato dal fenomeno del carsismo, il
più importante agente modellatore del paesaggio che
caratterizza l’intera zona.

La roccia predominante è un calcare bianco-rosato che
viene chiamato “pietra di Verezzi”; è interessante osservare
i vari tipi di roccia lavorata dal vento e dall’acqua che prendono
nomi diversi quali campi solcati, vaschette di corrosione e fori di
dissoluzione.
Altre rocce degne di nota sono le dolomie grigio scuro, le marne di
colore grigio-verde costituite da fanghi calcarei e argillosi
ricchi di fossili di plancton a scheletro siliceo, oltre alle
tipiche terre rosse, colore dato dalla ricchezza di minerali
argillosi, residui insolubili della dissoluzione dei calcari.

Curioso è l’utilizzo della vite che ogni famiglia lascia
arrampicare sui muri a secco per creare un pergolato estivo che
prende il nome di “toppia”.
Alla base dei muri dei terrazzi sporgono le pietre forate “pria
sgarbia” che servono da base d’appoggio per i pali di sostegno
della “toppia”.
Dal sagrato della chiesa il sentiero si allontana in direzione est
(segnavia blu) per proseguire su traccia poco evidente tra arbusti
e sporgenze di calcare bianco.

Su questi terreni aridi, acclivi e fortemente soleggiati, la
gariga trova le migliori condizioni per svilupparsi con arbusti
radi e aromatici, spinosi o a foglie tomentose per sopportare
meglio i periodi di grande siccità.
Si giunge così sulla falesia prospiciente il mare, punto
panoramico che consente di spaziare dall’isola di Gallinara a
Genova, fino ad intravedere, nelle giornate di cielo terso,
l’estremità di Capo Corso.

Scendendo per il sentiero a tratti ripido, aiutati da pochi
metri di corda fissa, che non pone alcuna difficoltà al
camminatore attento, si arriva in prossimità di una cava
risalente all’epoca preistorica con l’ampio ingresso parzialmente
ostruito da enormi blocchi, residuati del crollo della volta.
Da questo punto una strada sterrata volge ad ovest e raggiunge la
frazione di Poggio, attraversando terreni aspri e scoscesi che
meravigliano per essere stati resi coltivabili fin
dall’antichità, con muretti a secco ed il riempimento a
terrazzo.
Euforbia, ginestra e lavanda profumano il percorso.

Si prosegue in discesa fino al “bivio del carrubo del
buongiorno” antico luogo di incontro e di scambio di merci tra
Borgesi e Verezzini all’ombra dell’antica pianta di carrubo che ora
non c’è più.
Da qui il tracciato risale fino alla frazione di Piazza, con lo
splendido punto panoramico di Piazza Sant’Agostino, sede del teatro
estivo.
Giunti a Roccaro, borgo medioevale con strettoie e negozietti
tipici, un sentiero si allontana tra frutteti e vigneti fino ad
incrociare la “Via della Torre” che riporta a Crosa, punto di
partenza.

Paolo
Guarisco – Elena Boriani

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