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Come le foglie secche, ad aprile anche le cellule morte della pelle vanno rimosse, in modo da aiutare il viso a liberarsi dalle tossine
Aprile, l’esfoliazione consiste nella rimozione delle cellule che, dopo
aver svolto un intenso lavoro all’interno dell’epidermide, si sono
depositate ormai inerti, come cellule morte, in superficie, dove
creano una barriere.
Col tempo, una stratificazione eccessiva rende la pelle opaca e
spessa, riducendo lo scambio con l’esterno. Per questo, dopo una
lieve esfoliazione, la pelle si presenta più luminosa,
levigata e uniforme.
Questo obiettivo si può ottenere sia con sostanze che
provocano il distacco delle cellule morte, sia attraverso un’azione
meccanica di sfregamento.
Fra le prime, troviamo l’acido glicolico, molto penetrante e
perciò aggressivo; gli alpha idrossiacidi ricavati da frutti
diversi, come ananas, passiflora, vite, limone; alcuni enzimi
naturali, quali la papaina, estratta dal frutto della papaya.
Per la rimozione meccanica, detta anche scrub si utilizzano
frammenti triturati ottenuti da gusci, per esempio mandorle, o
dalle scorze esterne, come nel caso del cocco oppure dai semi, ad
esempio della jojoba (molto più morbidi dei precedenti).
Molti prodotti abbinano le due azioni.
Una esfoliazione ‘casalinga’ si può ottenere mescolando
succo di limone, papaya, yogourt, e grani di miglio gli stessi che
si usano per la polenta, che sono però piuttosto duri e
abrasivi.
La durata di posa varia a seconda del tipo di pelle: ridotta quando
è sensibile o presenti capillari evidenti. In questo caso,
è bene anche evitare il massaggio scrub e il suo uso
quotidiano, insieme ad un intervento troppo vigoroso che può
provocare piccole abrasioni.
Se ben eseguito, lo scrub favorisce il rinnovamento della pelle e
un migliore assorbimento delle sostanze idratanti e protettive che
saranno perciò più efficaci. E’ bene infine esfoliare
alla sera, per dare alla pelle il tempo di riassestarsi, e per
evitare di sottoporla a stress esterni immediati, come luce, raggi
UV e inquinamento.
Attenzione, quindi, perché l’azione di bellezza immediata,
se mal eseguita, si può trasformare in un danno
differito.
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