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Numerosi studi condotti in diverse parti del mondo hanno verificato l’efficacia dei rimedi omeopatici nella cura e nella difesa delle piante.
Vinti gli iniziali pregiudizi da parte dell’establishment medico e
farmaceutico, i rimedi omeopatici sono diventati negli ultimi anni
molto popolari anche nel nostro paese, dove oramai vengono
prescritti da oltre cinquemila medici e utilizzati da due milioni e
mezzo di pazienti.
Meno note sono le ricerche condotte, in diverse parti del mondo,
per verificare l’efficacia dell’omeopatia anche nella difesa e
nella cura delle piante. Si tratta di un settore ancora poco
esplorato, ma ricco di prospettive e di interessanti
opportunità per gli evidenti vantaggi di natura sanitaria e
ambientale.
In realtà, lo studio dell’effetto di una determinata serie
di rimedi omeopatici somministrati sulle piante in diverse
diluizioni è una delle linea di ricerca di più
vecchia data, essendo stata avviata da Lily Kolisko, già
negli anni Venti, su stimolazione di Rudolf Steiner, fondatore
dell’agricoltura biodinamica.
Più tardi, numerosi sperimentatori in Germania e in maniera
più ridotta in Inghilterra, Austria e Stati Uniti hanno
ripreso e ampliato questo campo di ricerca.
L’intento di Kolisko era quello di dimostrare l’azione sulle piante
di principi attivi somministrati in dosi infinitesimali. Almeno una
delle scoperte di Kolisko (l’effetto sulle piante dei rimedi a base
di Argentum Nitricum) è stata più tardi confermata da
Pelikan e Unger (Germania 1965) con un’enorme mole di dati
statistici e sperimentali.
Più recentemente gli esperimenti di Kolisko e di Pelikan
sono stati ripresi in Francia (Netien), in Belgio (Auquiere,
Projetti), in Inghilterra (Moss), in Italia (Speciani) e in Austria
(Pongratz e Endler) con risultati di grande interesse.
Mimmo Tringale
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