Da Goteborg a Genova: i rischi dell’esasperazione della protesta

Una parte del movimento ambientalista, e in particolare la Federazione Internazionale degli Amici della Terra, invita a non perdere di vista l’obiettivo fondamentale: una trattativa internazionale come unico strumento per raggiungere lo strumento sostenibile.

“Ero a Göteborg per il congresso europeo della mia
associazione e posso testimoniare di alcune cose che ho visto,
partecipando alla prima manifestazione, quella del 14 giugno contro
Bush, che veniva ad incontrarsi con i Ministri UE sulla questione
del clima.
A questa manifestazione prendevano parte gruppi di ogni tipo,
bastava che fossero contro gli USA In conseguenza, sia in corteo
che nei comizi conclusivi, la questione del clima è stata
completamente oscurata. Ma c’era dell’altro: gran parte dei
partecipanti erano anche contro l’Unione europea, di cui
contestavano legittimità e democraticità. Questo,
come è stato anche fatto notare da “Le Monde”, portava ad un
vero paradosso. Da una parte si chiedeva all’Europa di mostrare
fermezza e leadership sulla questione del clima e allo stesso tempo
se ne minava la credibilità rispetto agli Stati Uniti.
L’intolleranza e l’aggressività di una parte dei
manifestanti del primo giorno, che hanno anche bruciato bandiere
americane, faceva presagire i gravissimi incidenti del giorno
dopo.

E ora veniamo a Genova. Quello che viene contestato da gran parte
del fronte antiglobalizzazione è la legittimità del
G8, come del resto avviene per qualsiasi foro internazionale,
eccezion fatta per le Nazioni Unite. E’ questo soprattutto
ciò che ha convinto gli Amici della Terra a prendere le
distanze dagli organizzatori della manifestazione. Il punto era,
infatti, influenzarne le decisioni e non cercare di impedirlo. E
questo è il punto su cui bisogna riflettere. Non occorre
solo rifiutare la violenza, ma anche fare chiarezza sull’oggetto di
una manifestazione. Perché è questo e non solo la
propria dichiarata non violenza che terrà lontani gli
spaccavetrine. Obiettivi indistinti, ideologici, intolleranti
portano con se la propria logica e sembrano indicare che la
violenza sia il mezzo migliore per raggiungerli.

Gli Amici della Terra ritengono che i governi democratici e i loro
rappresentanti siano perfettamente titolati a riunirsi e decidere,
nelle Nazioni Unite come in Europa o nel G8. Alle associazioni
spetta di vigilare, interloquire, proporre riforme, anche radicali
e protestare per le decisioni sbagliate.

Per paura di scontri di piazza, la Banca Mondiale e il Fondo
Monetario hanno appena rinunciato a tenere il forum sulla
povertà, previsto a Barcellona, e hanno annunciato che si
consulteranno per e-mail. Complimenti: le decisioni verranno prese
comunque, in segreto, senza poterle influenzare e saranno i poveri
del mondo a pagarne il prezzo.

Per quanto riguarda il WTO, la prossima riunione ministeriale si
terrà nel blindato e antidemocratico Qatar. Se, come a
Seattle, la riunione dovesse fallire, non sarà quindi dovuto
alle proteste, ma alle contraddizioni stesse del WTO e al lavoro di
informazione che intanto è stato portato avanti dagli Amici
della Terra e da altri, il che ha aiutato a rendere molti governi
dubbiosi sulle regole che l’Organizzazione del Commercio Mondiale
si e’ data e cerca di imporre al mondo.”

Laura Radiconcini
Vice Presidente degli Amici della Terra Europei

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