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Don Andrea Gallo:”Chi ha una responsabilità, dev’essere a servizio e non esercitare un potere o una repressione, un dispotismo”.
Lei è definito un prete anarchico. Si ritrova in
questa etichetta?
Sì! C’è una cattiva comprensione sul termine
“anarchico”: viene dal greco e vuol dire “contro ogni potere che
opprime”. Chi ha una responsabilità, dev’essere a servizio e
non esercitare un potere o una repressione, un dispotismo. Il vero
anarchico può scegliere la non violenza, questa è la
svolta epocale dell’umanità. Io, credente, ogni giorno
chiedo a Dio che mi dia la forza di essere più uomo,
più cristiano, più prete, più coordinatore
delle mie comunità dove tanti ragazzi cercano ancora la via
del riscatto e dell’emancipazione.
In questi giorni in cui il tema dell’immigrazione
è molto attuale, lei ha citato la canzone di Fabrizio De
Andrè, “Crêuza de mä”.
Perché?
Perché Fabrizio ha fatto uno studio lungo. Pensa che
per scrivere questa canzone ha studiato tutto il Mediterraneo,
tutti i profumi, tutti i sapori, tutti gli odori, tutte le lingue,
tutte le civiltà. Ha capito che è un grande lago.
Come si fa a respingerci da una sponda all’altra di un grande lago?
Bisogna riscoprire l’accoglienza di questo camminare insieme. Siamo
cittadini del mondo, dovremmo cercare una solidarietà vera,
cercare cosa vuol dire guardarsi negli occhi. Fabrizio riesce a
capire che è solo nell’incontro con l’altro che uno
veramente matura la sua personalità e gusta la vita, la
gioia di vivere. Non crea nemici, crea amici perché riscopre
la sua profonda parte densa alla famiglia umana. “Crêuza de
mä” è l’inno al Mediterraneo, tutto il Mediterraneo,
anche quello delle recenti rivolte. Chi può fermare i
fenomeni migratori? Gli italiani sono primi in classifica. Trenta
milioni di italiani che vanno, camminano, mandano aiuti a casa, si
incontrano, creano un certo aumento di ricchezza, soprattutto
culturale. Un grande abbraccio è una strada che veramente
può riconciliare e ridare al mondo ancora una speranza in
un futuro migliore.
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