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E’ stata assassinata pochi giorni fa “l’ambientalista amazzonica”, suor Dorothy Stang. Era in una “lista della morte” di attivisti per la salvaguardia della foresta amazzonica.
La settantatreenne suora aveva dedicata la sua vita allo
sviluppo
sostenibile lottando per proteggere l’Amazzonia dalla
deforestazione e per difendere i diritti dei lavoratori rurali.
La suora missionaria, originaria degli Usa, era diventata
cittadina brasiliana. Per 37 anni ha vissuto ad Anapù, nello
Stato Brasiliano Parà, letteralmente nella tana del lupo
perchè Parà è lo Stato che tiene i record
nelle deforestazioni,
negli abusi dei dritti umani e nei crimini ambientali. Secondo la
Commissione Pastorale della Terra, il 40% dei 1.237 omicidi di
lavoratori rurali tra il 1985 e il 2001 si è verificato
proprio in questo Stato.
La suora Dorothy Stang lavorava in una zona senza legge e senza
la presenza di un autorità statale, dove i sicari non temono
alcun mezzo per intimidire ed allontanare gli indigeni e gli
agricoltori e dove il taglio illegale del legname è
un’attività all’ordine del giorno. Ciò nonostante lei
ignorò le minacce di morte che le arrivvavano e
continuò il suo lavoro.
L?omicidio è avvenuto proprio all?entrata in vigore nel
Parà del Programma nazionale di protezione dei difensori dei
diritti umani, lanciata dalla Segreteria speciale dei Diritti Umani
e appoggiata da Amensty International. Si tratta di un piano
speciale per difendere persone come Dorothy Stang, affidando loro
guardie militari armate. Per lei questo piano è arrivato in
ritardo. Ha dovuto pagare perchè aveva dedicata la sua
esistenza alla difesa dell’ambiente e della dignità dei
lavoratori della terra. Il suo assassinio ha sucitato un’ondata di
critiche alle politiche governative guidate dal presidente Lula,
nel quale al momento dell’elezione furono poste molte speranze. In
realtà da quando lui è al capo del governo, le
attività illegali nell’Amazzonia sono incrementate.
S.R.
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