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Dov’è finito il Belpaese? Soffocato dal cemento

“In Italia non si pu

Un dossier importantissimo, che per la prima volta
fotografa la penisola dal punto di vista dell’urbanizzazione e
della perdita di suolo.
È in definitiva
un’analisi molto dettagliata. Non possiamo dimenticare che la prima
grande carenza, fino ad oggi, è stata la mancanza di
strumenti in grado di fotografare non solo quanto è stato
costruito ma anche quello che è stato già pianificato
dai piani regolaratori, in modo di avere un’idea immediata della
trasformazione del territorio.

Non ci sono solo cartine e dati.
Infatti. Questo dossier ha il pregio di mostrare che il consumo del
suolo tocca tanti ambiti, dalle sfere economiche del Paese, agli
occupati dello stesso settore, alle cave, alle grandi
infrastrutture.

Cosa si chiede in definitiva?
Chiediamo di intervenire in molti aspetti diversi. Chiediamo
un’attenzione maggiore nella pianificazione, ma anche
l’introduzione di leve fiscali: uno dei motivi che per cui
c’è quest’increscioso consumo di suolo è
perché i Comuni fanno cassa. Introdurre quindi strumenti
fiscali che diano un valore aggiunto ai suoli liberi, agevolando
quelli che si impegnano a utilizzare quelli già
utilizzati.

Un vero grido d’allarme?
Direi. La stessa Unione Europea inizia a chiederci più
attenzione sul tema del consumo di suolo. Arriveremo ad un limite
imposto. Noi registriamo un forte ritardo rispetto agli altri Paesi
europei. Dovremmo iniziare quanto meno a riflettere su scala
nazionale su come affrontare questo problema.

Sono un esempio le recenti alluvioni nelle Cinque Terre
o a Messina.

Certo. Purtroppo poi ci troviamo a piangere sulle perdite.
Impermeabilizzare i suoli rende il nostro Paese ancora più
fragile. È ora di investire nell’assetto idrogeologico,
piuttosto che cercare di fare cassa a spese del territorio.

Ci sarà pure qualche esempio positivo?
Ci sono, anche se sono piccoli casi, come quello del Comune di

Cassinetta di Lugagnano, stella nel firmamento, con il piano
regolatore a consumo zero, ma anche province come quella di Torino,
che ha introdtto lo strumento del consumo del suolo. Recentemente
ha detto di no alla costruzione di un nuovo punto vendita Ikea,
perché avrebbe consumato suolo libero.

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