Come risparmiano energia i giganti hi-tech

IBM ha ridotto la propria bolletta energetica di 50 milioni di dollari negli ultimi anni. Grazie ad una precisa politica di efficienza e risparmio energetico.

Lo ha annunciato pochi giorni fa l’azienda
d’informatica americana, rendendo noti i dettagli del Corporate
Responsability Report
, un rapporto annuale sui
progetti sociali, la gestione ambientale e le politiche e pratiche
d’impiego dell’azienda.

I giganti dell’informatica sono i principali
consumatori
di energia elettrica e di materie prime. Basti
pensare quanta energia sia necessaria per raffreddare i server
aziendali o quali sostanze siano necessarie per la costruzione di
un microchip.

L’azienda con sede ad Armonk, grazie ad una
tecnologia sviluppata dal proprio settore ricerche, è
riuscita ad individuare i dissipatori di calore e le perdite di
raffreddamento, sfruttando immagini in 3D in tempo reale, e a
gestire i picchi di consumo di elettricità dei vari

data center.

Dal 2008 ad oggi sono stati
523.000 i MWh di elettricità
risparmiati
, abbastanza per alimentare in media 47.000
abitazioni statunitensi per un anno e pari a 50 milioni di dollari
in meno in bolletta. L’azienda si è impegnata ad eliminare
1,1 milioni di MWh di consumo energetico entro la fine del
2012.

“Per risparmiare milioni di spese di
elettricità non basta spegnere le luci – ha spiegato Wayne
Balta, vice president, environmental affairs and product safety,
IBM – , servono gli sforzi combinati degli esperti IBM e una
combinazione di tecnologie e sistemi di gestione integrata per
scoprire i modelli e i trend nel consumo energetico per migliorare
l’efficienza”.

Non solo uso consapevole dell’energia ma anche
riduzione e riciclo dei rifiuti. IBM ha così riciclato il
79% dei rifiuti non pericolosi generati e ha ridotto l’utilizzo
di acqua
nel processo produttivo di quasi il 2%.

Ha inoltre portato a termine con successo un
programma pluriennale per l’eliminazione dei composti chimici
tossici per la
catena alimentare (l’acido perfluorottano
sulfonato e l’acido perfluorottanoico), dai processi di
fabbricazione dei chip.

I prossimi, promette l’azienda, saranno anni in cui verranno
incrementati gli sforzi per migliorare ancora l’efficienza e l’uso
sostenibile delle risorse.

 

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