
La direttiva dell’Unione europea contro l’usa e getta è ancora un esempio isolato: il nostro pianeta rimane sommerso di rifiuti di plastica monouso.
E’ il primo prodotto che, una volta applicato su superfici verticali o orizzontali, riduce le sostanze inquinanti in elementi non nocivi rimanendo pulito nel tempo.
Traffico e riscaldamento domestico sono le principali cause di
inquinamento atmosferico e sempre più spesso fanno notizia.
Ozono, materiale particolato (Pm10), biossidi e ossidi di azoto,
piombo, ozono, solo per citare alcuni tra i principali inquinanti
incidono sulla sostenibilità ambientale e soprattutto sulla
nostra salute.
Studi epidemiologici dimostrano una corrispondenza significativa
tra il tasso di mortalità e di malattia e i livelli di
inquinamento atmosferico. Per questo motivo la ricerca scientifica
e tecnologica negli ultimi anni ha ricercato soluzioni, basandosi
sulla possibilità di rendere molto reattiva una
superficie.
Qualora la reattività sia molto elevata ogni mq di
superficie reattiva riuscirebbe a purificare grandi quantità
di aria essendo in grado di assorbire decine di tonnellate di
inquinante per chilometro quadrato.
Da questa considerazione nasce l’idea di impiegare il rivestimento
per mezzo di malte e pitture cementizie fotocatalitiche (a base di
biossido di titanio), contenenti composti chimici in grado di
reagire molto facilmente con alcuni inquinanti causandone la
rimozione per assorbimento diretto. I rivestimenti possono essere
utilizzati per strade, piazze e per le superfici esterne degli
edifici.
Nei materiali trattati l’esposizione a radiazioni ultraviolette
provoca la formazione di particelle che inducono contemporaneamente
reazioni di ossidazione e di riduzione degli agenti inquinanti, che
non avranno più le caratteristiche di impatto ambientale di
partenza, oppure verranno assorbiti irreversibilmente dalla
superficie stessa, che manterrà le sue caratteristiche
originarie. Questo processo può essere molto utile per le
amministrazioni comunali italiane che ogni anno spendono milioni di
euro per il risanamento del patrimonio edilizio e monumentale
(manutenzione, pulizia, ripristino del colore).
Perché fermarsi alla possibilità di ridurre
inquinanti solo all’esterno e non tener conto della
possibilità di proteggere internamente le nostre case, le
scuole, gli ospedali, i musei da muffe e batteri?
Recentemente dai laboratori di Global Engineering, produttore
esclusivo del rivestimento fotocatalitico, sono emersi risultati
sulla antibattericità del prodotto.
Sono stati analizzati campioni di gesso e di Ecorivestimento,
entrambi immersi in colture di batteri di vario tipo (muffe,
lieviti, e microrganismi). Dopo un’esposizione al sole di dieci
giorni il campione di gesso ha presentato un forte sviluppo di
batteri e muffe con la conseguente decolorazione delle superficie.
L’Ecorivestimento invece non ha subito attacco batterico, grazie
alla sue proprietà fotocatalitiche, restando bianco e pulito
e formando intorno a sé un alone omogeneo che nessun
batterio ha potuto intaccare.
Ora ulteriori analisi di laboratorio analizzeranno altri ceppi di
germi, microrganismi e virus per dimostrare quanto il prodotto sia
in grado di combattere efficacemente i batteri, oltre che le
sostanze inquinanti presenti nell’aria.
Tomaso Scotti
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La direttiva dell’Unione europea contro l’usa e getta è ancora un esempio isolato: il nostro pianeta rimane sommerso di rifiuti di plastica monouso.
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