Jean Binta Breeze: “Prima di scrivere, leggevo tutti voi”

“Befo Ah was writin, Ah was reading Yuh all” (I Poet). La poetessa giamaicana Jean Binta Breeze, dopo anni di reading e performance, si misura con la musica. Elettronica.

La poesia, si sa, è nata prima della scrittura.
Interpretata, tramandata oralmente. Cantata. Forma pura di
intuizione lirica ed emotiva. Poesia e musica: un nobile connubio.

 

Dove nasce la poesia di Jean Binta Breeze? E’ proprio il
titolo del suo cd a spiegarlo: “Eena me corner”, ovvero “nel mio
angolo”. Qui nascono le dodici tracce-poesie della più
importante poetessa giamaicana vivente. Nella riservata
intimità l’autrice “pizzica le corde” del suo essere
più profondo e trova il ritmo del suo respiro che dà
vita e movimento alle sue parole. Un angolo di privato in cui le
è lecito essere tutto: “sono una radio”, “ho le mani di
rana, di rana ho le dita dei piedi”. Nel suo angolo, culla calda e
fruttuosa, le parole nascono, crescono, si declinano e si caricano
di significato, diventano storie e si intrecciano con le note.

 

Come la più antica poesia, questa è poesia
cantata, usa il suono e il ritmo per comunicare; si colloca nel
filone della dub poetry, recitata su basi reggae-dub
reinterpretate. In particolare quella di Jean Binta Breeze racconta
i più disparati aspetti della vita, in chiave psicologica.
Ci sono ricordi di infanzia, parole intense di una madre
(commovente, dolce e amara Testament), denunce della
meschinità dell’uomo che mette l’altro “nell’angolo”. Ci
sono le ‘cose semplici della vita’, Simple Things. Ci sono
le mani di un padre segnate dal duro lavoro. Ci sono la fatica e il
dolore. Il sacrificio. C’è la gioia per le cose semplici.
C’è la vita. C’è la speranza. C’è
l’amore.

 

“Eena Me Corner” è inoltre un testimone della lingua
giamaicana, che è stata tradotta in italiano dal lavoro
solerte degli allievi della Facoltà di Lingue e Letterature
Straniere dell’Università di Pisa.

 

Un lavoro artistico di una donna, il suo orgoglio nella musica
delle parole: dolci, dure, tenere, virulente. Variegate, come la
vita. Si ascoltano, si godono, ci si lascia accompagnare. ‘E allora
canta ragazza canta, hai molto di più che la pelle’!

 

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Articoli correlati
City lights, la storica libreria di San Francisco simbolo della beat generation

La storica libreria indipendente e casa editrice di San Francisco City lights è stato il luogo di riferimento degli scrittori che hanno rappresentato la “beat generation”, movimento di ribellione giovanile sviluppatosi negli Stati Uniti negli anni Cinquanta, a cui ha dato voce diffondendone il pensiero sociale e politico alternativo attraverso la pubblicazione di libri. Fondata nel 1953 dal

La strage dei bambini a Gaza nella foto vincitrice del World press photo 2024

Si chiamava Saly, aveva cinque anni. Nello scatto vincitore del World press photo 2024, il concorso di fotogiornalismo più importante al mondo, non si vede un centimetro del suo corpo senza vita. E non si vede nemmeno il volto della zia, Ines Abu Maamar, che lo stringe forte a sé. Mohammad Salem, fotografo dell’agenzia Reuters,

In vacanza: non torniamo, andiamo avanti

La vacanza non è solo una pausa nel tran tran, è anche una occasione per conoscersi meglio e fare più attenzione a ciò che si è e ciò che si vuole dalla vita davvero. Il ritorno a casa, allora, diventa un nuovo inizio.

Agricoltura e poesia

Agricoltura e la poesia sono cresciute insieme. I primi agricoltori provavano amore e stupore per i doni della terra; i primi poeti cantavano questa magia.