Elezioni ieri e oggi. A Roma

Antica Roma e mondo di oggi, consoli di duemila anni fa e politici moderni. Le differenze tra il sistema elettorale dei Romani e quello attuale non sono poi così profonde. Ecco perché.

«Le qualità dei candidati erano in parte simili a
quelle di oggi, in parte anche profondamente diverse», ci
spiega il direttore di Storica National Geographic a poco
più di un mese dal voto che gli Italiani sono chiamati ad
eseprimere per le elezioni europee e per le amministrative.

«Per esempio, per diventare console bisognava essere
cittadino Romano, aver compiuto 42 anni, non avere altre cariche e
non esser sottoposto ad alcun processo penale. Inoltre ci volevano
le giuste qualità finanziarie: come avviene anche oggi,
bisognava disporre di una gran quantità di denaro per
portare avanti la propria campagna elettorale, che si stimava in 1
milione di sesterzi, pari a 2 milioni di euro. Una cifra non
indifferente, paragonabile in pratica a quella necessaria ad un
candidato delle elezioni politiche di oggi.»

Rivieccio sottolinea come fosse necessario avere una vasta rete
di contatti sia con gli elettori, sia con quelli che oggi
definiremmo imprenditori (commercianti o comunque personaggi che
potevano disporre di una gran quantità di denaro),
perché a Roma c’era bisogno del loro appoggio per condurre
la campagna.
«Appoggio che poi veniva ricambiato – c’era una grande
trasparenza in questo – con dei favori. Più o meno come
avviene oggi negli Stati Uniti con le famose lobby, la cui
attività è assolutamente legale, mentre da noi
è una cosa meno esplicita.»

Anche a Roma il mezzo di propaganda più efficace era dato
dalla pubblicità: spot elettorali che non erano certo
trasmessi in televisione, ma dipinti sui muri.

«A Pompei sono state trovate varie iscrizioni di questo
tipo, dai toni molto soft se paragonati a quelli di oggi. Esempio
“Vi chiedo di eleggere duumviro, per far rispettare la legge,
Olconio Prisco: è degno di governare gli affari municipali.”
E c’erano anche i testimonial: sulla facciata di una taverna, di
proprietà di una certa Asellina, un’ostessa, c’era scritto
“Asellina propone Ceio Secondo come duumviro per imporre la
legge.”»

I politici antichi avevano, inoltre, un aiuto in più: il
manuale elettorale di Quinto Cicerone (fratello del più noto
Marco Tullio).

«Il manuale riguardava i rapporti diretti che doveva
stabilire il candidato con i suoi elettori; non c’erano i comizi
all’epoca, per cui il politico di turno andava nel foro e
incontrava tutti i potenziali elettori. Si trattava di un rapporto
molto più diretto, anche perché la popolazione era
molto inferiore rispetto ad oggi. Erano consigli pratici sul modo
di porgersi e sul tipo di promesse che si dovevano fare.»

Oggi i consigli per una buona politica fioccano dal web. Ma
questa è un’altra storia.

Chiara Boracchi

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