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Da materiali di scarto di origine organica, di natura vegetale e animale, si può produrre energia pulita. Anche dai rifiuti.
La biomassa sfruttabile in termini energetici comprende qualsiasi
materiale di origine organica (a parte qualche piccola eccezione)
che possa essere utilizzato direttamente come combustibile oppure
che si presti ad essere trasformato in combustibile in forma
solida, liquida o gassosa, come ad esempio il biodiesel.
I processi che permettono tale trasformazione sono di tipo
biochimico quando prevedono l’impiego di microrganismi (tra
cui funghi ed enzimi) e di tipo termochimico quando si
basano su reazioni chimiche che si innescano con il calore.
Le biomasse costituiscono una fonte energetica pulita in quanto
l’anidride carbonica che viene sprigionata durante la loro
decomposizione, sia essa naturale o prodotta volontariamente, come
nel caso della combustione, è la stessa che viene assorbita
durante il processo di fotosintesi (processo attraverso il quale le
piante “inseriscono” nelle loro cellule particelle di carbonio). In
senso lato, poiché questo processo avviene grazie
all’energia proveniente dal sole sotto forma di radiazione,
potremmo sostenere che l’energia proveniente dalla combustione di
biomasse è energia solare.
Tra le biomasse quindi possiamo trovare principalmente piante,
residui legnosi, scarti di lavorazioni e deiezioni animali. In
agricoltura si stanno facendo numero ricerche per individuare
colture cosiddette energetiche, cioè in grado di produrre la
maggior quantità di calore possibile. Tra queste si è
visto che si hanno buoni risultati utilizzando il cardo, il sorgo,
il pioppo, il salice…
Inoltre anche i rifiuti possono essere utilizzati come biomassa.
Sono già in funzione in Italia impianti di trattamento che
prevedono, oltre al riciclaggio e al deposito in discarica dei
rifiuti, il recupero energetico degli stessi. Si produce calore
(teleriscaldamento) o elettricità.
Valeria Roviglioni
Architetto
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