
Vecchi e nuovi ogm sono sottoposti alle stesse regole, ma ora le cose potrebbero cambiare. Una petizione vuole evitare questo rischio.
Un articolo di John Vidal sul “Guardian” riporta l’attenzione sui potenziali rischi per la salute legati all’assunzione di Ogm: trovati geni modificati.
Ricercatori inglesi hanno dimostrato per la prima volta che,
attraverso i batteri, il Dna geneticamente modificato ha trovato
una via di accesso all’intestino umano.
La ricerca, condotta dall’Università di Newcastle e
commissionata dalla “Food Standard Agency” (FSA), è la prima
al mondo ad aver studiato gli effetti dei cibi biotech sugli esseri
umani. I sette volontari prescelti dai ricercatori avevano tutti
sostenuto in passato una analoga operazione di asporto di parte
dell’intestino e di impianto di una protesi sostitutiva. A tutti e
sette è stato somministrato un pasto a base di hamburger di
soia geneticamente modificata e milkshake. Al termine del pasto
sono stati paragonati a 12 volontari con un apparato digerente
normale: il risultato ottenuto è che “a sorpresa una parte
relativamente grande di Dna geneticamente modificato sopravvive al
passaggio attraverso il piccolo intestino”. a invece è stato
ritrovato nei volontari con lo stomaco integro.
Lo studio è poi proseguito con la coltivazione in
laboratorio di batteri prelevati dal “finto” intestino dei 7
volontari. In 3 di questi campioni è stato accertato che
avevano assorbito il gene di resistenza agli erbicidi, trasferito
loro dagli alimenti Ogm . Il resoconto dello studio conclude
affermando che “materiale transgenico sopravvissuto al passaggio
nel piccolo intestino sembra completamente degradato nel colon
umano”.
Il risultato finale è stato commentato come “insignificante”
dalla FSA, l’ente inglese per gli standard alimentari.
L’associazione ambientalista “Friend of the Earth” lo ha definito
invece “esplosivo, dinamite”. Michael Antonio, professore di
genetica molecolare al King’s College Medical School di Londra ha
affermato che i risultati sono significativi: “Hanno dimostrato
chiaramente che può esserci Dna di piante Ogm nei batteri
dell’intestino. Tutti finora pensavano che questo non fosse
possibile. Questo suggerisce che i marcatori di geni resistenti
agli antibiotici si possono diffondere all’interno dello stomaco e
compromettere l’efficacia degli antibiotici, contro i quali
l’organismo svilupperebbe una resistenza. Questo può
accadere anche a livelli di assunzione molto bassi, ad esempio dopo
un singolo pasto”.
Fabrizia Pratesi, leader di Equivita, organizzazione per l’etica
della scienza, ha dichiarato a LifeGate: “Già una volta uno
studio aveva evidenziato rischi simili. È preoccupante
questo procedere a tentoni, nel buio, senza sapere dove si
può andare a parare”.
“Le modifiche genetiche dànno implicazioni ignote” prosegue
la Pratesi – fermiamoci”. Le nostre conoscenze sono a un livello
troppo primitivo. Anche perché, conclude la Presidente di
Equivita, “a volte le informazioni vengono soppresse: come nel caso
del governo inglese, che attua una vera e propria opera di
disinformazione”.
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