
Neuroscienziata cognitivista, Maryanne Wolf è una delle maggiori esperte del cervello che legge. Confronta la lettura su carta e su schermo, entrambe decisive per il futuro della democrazia.
Muoversi sentendo quello di cui si ha bisogno, cercando un modo facile e piacevole di conoscersi attraverso il proprio corpo in movimento.
All’inizio degli anni Ottanta si parlava solo di ginnastica
aerobica e body building. L’imperativo per raggiungere bellezza e
forma fisica era: nessun risultato senza fatica! Bisognava apparire
e gli strumenti più che di benessere, sembravano di
tortura.
In vent’anni la tendenza è cambiata: dopo aver subito
routine estenuanti e spacca ossa, diete ferree quanto inutili, ci
chiediamo se davvero tutto ciò possa definirsi fitness. Di
pari passo con la diffusione di tecniche e discipline più
meditative, si assiste ad un ritorno delle ginnastiche dolci, o
antiginnastiche, già iniziato alla fine degli anni settanta.
La definizione indica il modo in cui ci si pone, in armonia con
l’ambiente naturale piuttosto che in contrasto con lo stile di vita
di chi la realizza.
Le ginnastiche dolci assecondano l’esigenza di un lavoro
consapevole che, a differenza del fitness estremo dove muscoli e
tecnica sono esasperati nel loro utilizzo, elimini ogni sforzo non
necessario nel rispetto del ritmo di ciascuno.
Questo approccio favorisce l’esplorazione dell’apparato locomotore
nella sua integrità funzionale con il sistema nervoso,
stimolando il lavoro di quei muscoli dimenticati e rallentando il
super lavoro di altri ormai rigidi e contratti. In questo modo
possiamo permettere al nostro corpo di esprimersi liberamente.
I ritmi serrati di vita e di lavoro non possono trasferirsi in
palestra. Inseguendo un ideale estetico abbiamo logorato muscoli e
ossa, così come gli organi interni (fegato, intestino, reni,
polmoni e utero) che, obbligati a lavorare in modo maldestro e in
contrasto con un lavoro economico, si sfiancano. Fino a sviluppare
disturbi. Rigenerarsi nell’ascolto interiore percependo il piacere
del corpo che si muove ed esplorando nuove possibilità
motorie: questo è un passo avanti sulla strada
dell’accettazione di se.
In palestra possiamo imparare ad accordare il prezioso e unico
strumento di cui siamo responsabili, in armonia con la nostra anima
e i reali desideri.
Basta ascoltarli.
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