
Meta ha progettato le piattaforme social per creare dipendenza in bambini e adolescenti e ha consapevolmente permesso ai minori di 13 anni di possedere account social.
Muoversi sentendo quello di cui si ha bisogno, cercando un modo facile e piacevole di conoscersi attraverso il proprio corpo in movimento.
All’inizio degli anni Ottanta si parlava solo di ginnastica aerobica e body building. L’imperativo per raggiungere bellezza e forma fisica era: nessun risultato senza fatica! Bisognava apparire e gli strumenti più che di benessere, sembravano di tortura.
In vent’anni la tendenza è cambiata: dopo aver subito routine estenuanti e spacca ossa, diete ferree quanto inutili, ci chiediamo se davvero tutto ciò possa definirsi fitness. Di pari passo con la diffusione di tecniche e discipline più meditative, si assiste ad un ritorno delle ginnastiche dolci, o antiginnastiche, già iniziato alla fine degli anni settanta.
La definizione indica il modo in cui ci si pone, in armonia con l’ambiente naturale piuttosto che in contrasto con lo stile di vita di chi la realizza.
Le ginnastiche dolci assecondano l’esigenza di un lavoro consapevole che, a differenza del fitness estremo dove muscoli e tecnica sono esasperati nel loro utilizzo, elimini ogni sforzo non necessario nel rispetto del ritmo di ciascuno.
Questo approccio favorisce l’esplorazione dell’apparato locomotore nella sua integrità funzionale con il sistema nervoso, stimolando il lavoro di quei muscoli dimenticati e rallentando il super lavoro di altri ormai rigidi e contratti. In questo modo possiamo permettere al nostro corpo di esprimersi liberamente.
I ritmi serrati di vita e di lavoro non possono trasferirsi in palestra. Inseguendo un ideale estetico abbiamo logorato muscoli e ossa, così come gli organi interni (fegato, intestino, reni, polmoni e utero) che, obbligati a lavorare in modo maldestro e in contrasto con un lavoro economico, si sfiancano. Fino a sviluppare disturbi. Rigenerarsi nell’ascolto interiore percependo il piacere del corpo che si muove ed esplorando nuove possibilità motorie: questo è un passo avanti sulla strada dell’accettazione di se.
In palestra possiamo imparare ad accordare il prezioso e unico strumento di cui siamo responsabili, in armonia con la nostra anima e i reali desideri.
Basta ascoltarli.
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