Gli Ksur del Marocco

Nelle valli pre-sahariane del sud del Marocco, a ridosso della cordigliera dell’Atlante, si trovano oltre 250 Ksur, maestosi villaggi fortificati interamente costruiti in terra con una sapienza antica, tramandata da padre a figlio, ma che oggi rischia di scomparire per sempre.

La cordigliera dell’Atlante divide il Marocco sia geograficamente
che negli stili di vita e quindi nell’architettura. I suoi monti
superano i 4.000 metri di altitudine e riversano enormi
quantità d’acqua nelle valli sottostanti creando cosi una
estesa area ricca di oasi che precede il Sahara.
Attorno a queste oasi sono nati, secoli fa, numerosi villaggi
fortificati denominati Ksar (Ksur in plurale) che significa
“granaio” in quanto originariamente solo il granaio della
comunità era protetto; ma successivamente, in periodi
storici meno sereni furono fortificati anche i villaggi.
L’economia di queste popolazioni era basata sul commercio. Da qui
partivano le carovane che attraversavano il deserto per praticare
scambi con l’Africa nera.
In ogni villaggio c’erano il pozzo, la moschea, il lavatoio, il
granaio e la scuola coranica. In alcuni Ksur, oltre alle normali
abitazioni, si trovavano delle abitazioni di famiglie facoltose,
fortificate a loro volta e denominate Kasbah (piccolo granaio).
Per accedere al villaggio vi era un unico ingresso incorniciato da
due grossi bastioni. Le mura erano costruite in pietra o terra e
avevano bastioni ad ogni angolo. Gli edifici del villaggio erano
sempre in terra cruda (pisé e adobe).

Per il pisé, le casseformi erano in legno di palma, le
dimensioni più diffuse erano 60-80 cm per 1,4 – 1,8 m.
Gli adobes erano usati sia per compiti strutturali che ornamentali,
anche se il pisé rimane la tecnica strutturale prevalente.
Gli ornamenti si ispiravano alle forme geometriche del patrimonio
tessile locale.
I mattoni (dai 24 x 10 x 7 cm in su) venivano fatti essiccare per
due giorni. L’impasto era di terra organica e paglia di fieno.
Le fondazioni erano in pietra, la loro altezza media era di 1 m, di
cui 50 cm interrati. Lo spessore era proporzionale all’altezza ma
il minimo era di 60 cm. Questo sia per motivi strutturali che per
agevolare le operazioni di battitura.

Oggi molti degli oltre 250 Ksur censiti, sono deteriorati o
crollati. La causa è l’abbandono delle popolazioni iniziato
a metà del XX sec. alla volta delle città.
Negli anni ’80 il governo marocchino corse ai ripari costituendo,
insieme all’UNESCO un ente per il loro recupero. Nell’87 l’UNESCO
dichiarò patrimonio universale lo ksar di Ait Ben-Haddu, un
maestoso complesso edilizio del XVIII sec. diventato oggi un
importante set per l’industria cinematografica e pubblicitaria che
ne finanziano il restauro.
Ma forse per molti altri Ksur è ormai troppo tardi.

Benito De Sensi

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