
Vecchi e nuovi ogm sono sottoposti alle stesse regole, ma ora le cose potrebbero cambiare. Una petizione vuole evitare questo rischio.
Tensioni, dibattiti, problemi in tutto il mondo sugli OGM
Tensioni, dibattiti, problemi in tutto il mondo sul transgenico. Il
presidente americano Bush jr. rimprovera l’Europa per
l’ostruzionismo sugli Ogm e paventa una “guerra commerciale”. I
paesi africani rinunciano agli aiuti alimentari perché
transgenici. E i dubbi sull’etichettatura e sulla sicurezza del
cibo-Frankenstein sulle nostre tavole sono tuttora brucianti.
In America, scrive il “Washington Post”, sono appena fallite
trattative segrete tra organizzazioni non governative e lobby
biotech per una nuova regolamentazione continentale. In Inghilterra
è stata inaugurata una sessione di dibattiti (“GM Nation?”)
che ha già sollevato polemiche perché sospettati
d’essere pilotati. E il commissario europeo Fischler sta mettendo
mano alle linee guide della politica europea sulla questione.
In Canada, dopo la scoperta che i carichi di alcune navi
contenevano grano Ogm, il Cwb – Canadian Wheat Board – ha fatto
appello alla Monsanto di “rinunciare all’uso e alla sperimentazione
del suo grano transgenico in Canada per paura che il Paese possa
perdere il primato commerciale nell’esportazione”.
Infatti i più grande produttore di farina del Regno Unito,
Rank Hovis, ha subito dichiarato che darà lo stop
all’impiego di grano dall’intero Nord America se gli Usa o il
Canada ne commercializzeranno varietà geneticamente
modificate per il timore che il grano biotech contamini il grano
non-Ogm durante le fasi di trasporto.
Nel frattempo, in Usa, ecco i primi danni “certificati” ad
agricoltori bio causati dall’impatto di coltivazioni geneticamente
modificate. Li ha registrati un’inchiesta della Organic Farming
Research Foundation, che ha monitorato quanti contadini biologici
fossero stati danneggiati dall’esposizione (o dal semplice rischio
di esposizione) a colture Ogm. Secondo l’inchiesta, ben il 17%
degli agricoltori bio ha dovuto sottoporre il proprio raccolto a
dei test per verificare che non vi fosse stata una contaminazione
(per l’11% di questi, i test sono risultati positivi…). Danni
anche dalla contaminazione diretta di sementi o raccolti, dalla
necessità di sottoporre gli stessi a test continui oppure
dalla semplice percezione, da parte degli acquirenti, che vi
potesse essere un rischio di contaminazione.
In Gran Bretagna il ministro dell’ambiente Michael Meacher
dichiara: “Le contaminazioni da piantagioni transgeniche sono un
grave rischio per il settore, in così forte crescita, delle
produzioni biologiche” e “la coesistenza tra Ogm e coltivazioni bio
è un problema cruciale”.
Ispezioni governative in Giappone hanno trovato che più del
30% dei prodotti “Organic” (biologici) a base di soia, come il
tofu, contengono soia geneticamente modificata.
Secondo un rapporto di Action Aid, pubblicato a metà maggio,
non è affatto dimostrato che le colture transgeniche possano
essere una soluzione alla fame nel mondo. Piuttosto, incoraggiando
produzioni su vasta scala e l’uso di tecnologie costose gli Ogm
causerebbero un indebitamento e un impoverimento dei contadini del
Sud del mondo.
Uno studio dell’Imperial College di Londra e dell’Università
Simon Rodrigues di Caracas sfata uno dei miti delle teorie pro
biotech, quello del controllo dei parassiti in agricoltura. La
ricerca evidenzia come le piante modificate per resistere ai
pesticidi favoriscano in realtà il proliferare degli insetti
parassiti: le larve degli insetti, dopo essersi cibate di foglie
ogm, sono in grado di digerire e poi utilizzare le tossine ingerite
come “scorta” di cibo supplementare. Le larve esaminate dagli
scienziati si sono mostrate più grandi e più veloci
nella crescita (56%) di quelle convenzionali.
Insomma, gli Ogm e tutte le attività connesse, la ricerca,
la semina in campo aperto, l’impiego di piante transgeniche come
ingredienti, i dibattiti, rompono… rompono l’equilibrio naturale,
gli equilibri politici, e infine… la nostra serenità.
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