
Il traffico aereo è responsabile del 2,4% delle emissioni di CO2, il che rende urgente l’avvio di azioni concrete da parte del settore per limitare l’impatto dei voli. L’esempio virtuoso di Air Dolomiti.
Gli orsi polari sono destinati all’estinzione? Solo se le cose non dovessero cambiare, i problemi sarebbero insormontabili. Basta rimboccarsi le maniche per invertire questa tendenza.
È pensiero comune che gli orsi polari
sarebbero destinati all’estinzione a causa dei cambiamenti
climatici. Lo scioglimento delle calotte polari, in particolare
dell’Artico, usate dagli orsi come piattaforma per cacciare e
riprodursi è dato ormai per scontato. Specialmente se i
livelli di emissioni di CO2 e l’innalzamento delle temperature
continuerà ai livelli attuali.
Ma è proprio questo il punto. Tutti gli studi fatti
finora sull’argomento danno per scontato che le cose non possono
essere cambiate e che le emissioni non verranno tagliate.
E se invece non fosse così?
Secondo Steven Amstrupt dell’Istituto di
ricerca canadese Polar Bears
International, “non è vero che non può essere
fatto nulla per salvare gli orsi polari”.
Se le emissioni dovessero continuare a crescere ai ritmi di
oggi, due terzi degli orsi scomparirebbero entro il 2050 e i
ghiacchi dell’Artico si ridurrebbero del cinquanta
per cento. Ma secondo un nuovo studio pubblicato su Nature,
se le emissioni venissero tagliate del settanta per cento entro il
2100 la perdita di habitat si limiterebbe al venti per cento
consentendo alla specie di sopravvivere.
Non tutto è perduto. Siamo ancora in tempo per cambiare
le cose e per far sentire la nostra voce affinché i “grandi
della Terra” si muovano in fretta per invertire questa tendenza
catastrofista. Basterebbe fare il possibile e aggiungere un pizzico
di ottimismo per contraddire chi dice che “ormai è troppo
tardi”.
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