Gli Usa discutono gli accordi di Montreal

Dal trattato, sottoscritto nel 1987, furono bandite una serie di sostanze responsabili del buco nell’ozono. Adesso gli Usa cercano, per motivi economici, di aggirare gli accordi presi.

L’amministrazione Bush sta cercando di esonerare l’industria
americana dal divieto di utilizzare il bromuro di metile e altri
composti simili. Il bromuro di metile è un gas tossico che,
a partire dagli anni ’60, venne usato per: sterilizzare suoli,
eliminare piante e animali infestanti e proteggere i granai dagli
insetti.
Con il trattato di Montreal (1987) era stato elaborato un piano,
secondo il quale l’utilizzo di questo pesticida doveva essere
ridotto del 50% entro il 2002, del 70% entro il 2003 e del tutto
entro il 2005. Infatti il bromuro di metile fa parte di una gamma
di sostanze chimiche, tra i quali i clorofluorocarburi, che
distruggono lo strato di ozono.

Gli Usa chiedono adesso di poter usare questa sostanza in
più di 50 situazioni diverse. Per esempio, l’Auburn
University, in Alabama, ha fatto la richiesta di poter spargere il
pesticida nei suoi vivai, dicendo di non aver trovato un valida
alternativa per far fronte agli agenti infestanti. Ma ci sono anche
richieste che prevedono utilizzi in dosi più massicce. Se
saranno concessi esoneri per tutti i casi richiesti, avverte
l'”Harald Tribune”, in America l’uso di questo pesticida potrebbe
aumentare di molto, superando gli attuali livelli, regolati dal
trattato e da una legge federale.

In primavera un comitato di esperti internazionali esaminerà
tutti gli esoneri richiesti. Non è detto che saranno
concessi, perché il trattato di Montreal viene visto come un
esempio modello di come può essere risolto un problema
ambientale, anche a livelli internazionali, se ci si mette
d’accordo tutti insieme. “Il protocollo di Montreal è stato
fino adesso una storia di successo e sta preparando la strada per
altri accordi”, ha dichiarato Marco Gonzales, amministratore del
Protocollo. “Non vediamo un motivo perché progresso e
successo dovrebbero essere interrotti”.

Rita
Imwinkelried

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