
Vegan e privi di microplastiche, i cosmetici dei brand Cosnova contrastano l’inquinamento dei rifiuti e promuovono i legami all’interno della comunità.
Google l’ha fatto, finalmente. Ha deciso di svelare per la prima volta la propria impronta ecologica globale. Durante una conferenza ha chiamato a raccolta giornalisti provenienti da tutto il mondo.
Le emissioni di gas serra provocate da
Google sono pari a 1,5 milioni di tonnellate
ogni anno. Una cifra equivalente a quelle prodotte dalle Nazioni
Unite per organizzare tutte le conferenze e attività nel
corso di un anno. O leggermente superiori a quelle del Laos, uno
stato del Sud-est asiatico che ha una popolazione di circa 6
milioni e 200 mila abitanti.
Google ha voluto precisare, però, che rispetto a
un’azienda tradizionale, i suoi server consumano mediamente il 50
per cento in meno. Ad esempio, Gmail è fino a 80 volte meno
inquinante rispetto ai servizi di posta elettronica
tradizionali.
Nonostante a Mountain View abbiano iniziato a impegnarsi per
ridurre i consumi energetici e a incrementare la fetta di
elettricità prodotta da fonti rinnovabili, la
carbon footprint della società californiana
ha continuato a crescere a causa dell’aumento di iscritti e di
servizi. Un utente medio che utilizza i vari prodotti messi a
disposizione da Google produce 1,46 kg di anidride carbonica in un
anno.
Fare una ricerca sul motore di ricerca più diffuso al
mondo ha un impatto pari a 0,2 grammi, mentre guardare un video di
dieci minuti su YouTube produce 1 grammo di CO2. Vi
sembra tanto? Non secondo gli addetti ai lavori che hanno calcolato
che per eguagliare il consumo di energia derivante dalla produzione
e dall’acquisto di un DVD bisognerebbe guardare video su YouTube
per 72 ore. Senza fermarsi mai.
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