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Le guerre si ripercuotono spesso in modo pesante e negativo sulla vita delle persone. I danni da inquinamento continuano anche a guerra finita
Così le macerie causate dai bombardamenti della NATO durante la guerra nella ex Yugoslavia hanno compromesso la navigazione sul fiume Danubio. Con una bonifica generale si cerca attualmente di migliorare la situazione. Particolarmente impegnativa risulta l’operazione della rimozione delle rovine del ponte Zezelj a Novi Sad. I costi dell’operazione si aggirano attorno ai 26 milioni di Euro e vengono coperti per l’85% dalle casse dell’Unione Europea. Per quanto riguarda invece la qualità dell’acqua del Danubio per ora non si sa ancora niente. L’università di Belgrado la sta analizzando per stabilire il livello dell’inquinamento raggiunto.
Un altro caso di attualità ci riguarda più da vicino: una commissione di medici militari ha stabilito che la “Sindrome dei Balcani” non è una fantasia ma esiste realmente. 143 militari italiani su almeno 5000 del contingente si sono ammalati perché venuti in contatto con l’uranio impoverito usato dalla NATO. Un militare 23enne che ha prestato servizio in Bosnia dopo la guerra ha contratto il linfoma di Hodgkin. L’uranio impoverito è stato usato dalla NATO per i cosiddetti “bombardamenti umanitari” e sembra che i suoi effetti negativi sull’ambiente e quindi sulla salute delle persone continuano a durare.
In questi giorni si sta svolgendo una conferenza a Hanoi, dove dovrebbe avere inizio una collaborazione tra Vietnam e USA nella ricerca sugli effetti dei vari agenti colorati (agent orange, agent blu) usato dagli USA nella guerra tra 1962 e 1971. In certe regioni del Vietnam l’inquinamento da diossina è tutt’oggi altissimo, le piante non riescono ancora a crescere bene, i bambini si intossicano camminando a piedi scalzi sulla terra inquinata e l’età media della gente è di un terzo inferiore alla media nazionale.
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