I creativi culturali. Persone nuove e nuove idee per un mondo migliore

Pace, sostenibilità ambientale, economia etica, qualità della vita, medicine olistiche e crescita personale attraggono molte persone. Ma quante, esattamente? La proposta: definirli creativi culturali.

Le persone preoccupate per i cambiamenti climatici, l’inquinamento, la conflittualità e l’ingiustizia sociale sono veramente un’esigua minoranza, come si tende a credere, o costituiscono un gruppo rilevante, se non addirittura una maggioranza?

A partire dal 2000 sono state svolte specifiche ricerche sociologiche in Usa, Italia, Francia, Giappone. Secondo i dati, in realtà, tali persone sono tra il 60% e l’80% dell’intera popolazione. E più di un terzo di esse si impegna in modo particolarmente coerente meritando l’appellativo di, creativi culturali, cioè “creatori attivi di una nuova cultura”.

creativi culturali
Credono in una società giusta, un’economia etica, uno sviluppo ecosostenibile e un’umanità più consapevole. ©Geber86/Getty Images

Nel libro Creativi Culturali (Xenia, 2009) si legge l’interessantissimo profilo di questi soggetti, curato da Enrico Cheli e Nitamo Montecucco con la partecipazione di Ervin Laszlo e Paul H. Ray.

I creativi culturali e i loro interessi

In Italia e negli Usa rappresentano circa il 35% della popolazione adulta.I creativi culturali sono una popolazione in continua crescita, che dagli anni ’70 ad oggi è passata dall’1% al 35%. Hanno una visione del mondo che si oppone a quella dominante. Coltivano l’anima, la spiritualità. Hanno molta cura della qualità delle relazioni interpersonali. Credono nel beneficio di cure alternative come l’omeopatia, la cromoterapia, la pranoterapia. Sono disposti a spendere di più in cambio di reali vantaggi fisici e morali. La pace è per loro la condicio sine qua non di ogni evoluzione positiva. L’ecologia e il benessere del pianeta interessa loro moltissimo.

Non si informano con mezzi tradizionali quali la televisione generalista. Prendono le distanze dall’edonismo, dalla materialità dei beni, dal cinismo produttivo.  Creano la loro informazione, si nutrono di controinformazione, si orientano preferibilmente verso il consumo critico. Prediligono prodotti culturali ai prodotti materiali.

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I creativi culturali utilizzano più della media i giornali e internet per informarsi. ©Jacob Wackerhausen/Getty Images

Un gruppo di persone controcorrente

Per i creativi culturali non è importante avere il terzo cellulare del colore all’ultima moda. Gli occhiali dello stilista più in voga. La borsa griffata da portare sul gomito alto (posizione scomoda, innaturale per altro, e brutta a vedersi). La curiosità è che dieci anni fa, statisticamente, come marca automobilistica preferivano la Volvo, mentre oggi certamente propendono per veicoli a propulsione alternativa come l’auto ibrida. Per loro ciò che conta realmente è la realizzazione dei sé. Si badi bene, non del sé isolato. Del sé collegato ad un tutto. Già, perché i creativi culturali sono anche profondamente olistici, credono in un tutto collegato armonicamente, dove il singolo ha sì importanza, ma ne ha ancora di più quando è connesso al tutto.

Si sta dunque creando una nuova cultura, un’originale energia. Perché si sono resi conto degli effetti negativi e delle conseguenze irreparabili del modello materialista sinora dominante. Quello che ha portato a questa famigerata “crisi”. Crisi energetica, economica.

Crisi personale, crisi sociale. Ma la crisi secondo l’etimologia greca è un momento di separazione. Un momento di svolta, che separa una maniera di essere da un’altra differente. Vediamole così queste crisi. Come occasioni per creare una maniera differente di vivere. Occorre essere creativi per vivere meglio. Occorre essere creativi per trovare del bene anche nei momenti più difficili.

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Questo gruppo sociale sta già influenzando il mercato e la vita pubblica. ©Getty Images

Che i creativi culturali possano davvero unire le loro voci. Che possano aumentare. Che possano attuare il loro potenziale di cultura dominante. Che possano influenzare positivamente il sistema politico.

Dobbiamo cambiare per sopravvivere su questo pianeta. Cambiare in meglio

Questo è il messaggio che accomuna i creativi culturali, una cultura emergente che respinge assunti sinora dominanti quali materialismo, scientismo, sviluppo economico illimitato, sfruttamento indiscriminato della natura, competizione sfrenata, individualismo, e che promuove nuovi valori atti a orientare i rapporti con se stessi, con gli altri e con il Pianeta in direzioni più sane, pacifiche e sostenibili.

Le proiezioni di chi ha condotto la ricerca dicono che tra 20 anni i “creativi culturali” saranno il 51%, ma in che condizioni sarà allora il pianeta? Fondamentale è allora cercare di alimentare la tendenza all’assunzione di responsabilità. La risposta dei ricercatori è chiara: serve una strategia globale per risvegliare la consapevolezza, costruendo una grande rete che dia forza e coesione alla nuova cultura, facendo sentire le persone parte di un unico movimento.

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