
Un lavoro dedicato all’interpretazione artistica, attraverso il mezzo fotografico, dei rifiuti differenziati. Una mostra a Impatto Zero.
Volete vedere elefanti che spingono la luna, giraffe che volano; gabbie di cielo azzurro che invece di imprigionare gli animali, li rendono liberi di librarsi in volo? Bart Herreman.
Si inaugura mercoledì 7 maggio una mostra di un autore
inusuale, non ignoto alle cronache d’arte ma molto più
celebre per la sua professione di fotografo d’architettura e
arredamento.
Qui, Bart Herreman si dedica a inquadrare le forme plastiche
più vive al mondo, quelle che più vividamente
colpiscono l’immaginazione, riquadrandole in forme nuove,
prospettive surreali e paesaggi mistici.
I colori e alcuni diedri paiono quelli di René Magritte,
i muscoli animali le ombre umide dei corpi di Herb Ritts. Le
fusioni di forme contrastanti ricordano le inquietanti ispirazioni
oniriche di Max Ernst, le angolature inconsuete riecheggiano i
dettagli strani di Michael Nichols.
Immagini come “il cacciatore di luna”, “zebre ad Anversa”,
“l’elefante-cubo” e “il corridoio di giraffe” illustrano
prospettive irraggiungibili. E quest’azzurro e prismatico universo
di forme ed essenze, di animali e geometrie, di realtà e
surrealtà è stato immortalato ed elaborato da un
fotografo che espone a Milano, dal 7 maggio al LifeGate
Cafè, all’angolo tra via Orti e via Della Commenda, Porta
Romana.
Bart Herreman
Fotografo belga, dopo aver
frequentato l’Accademia di Belle Arti a Breda (Olanda) si
trasferisce in Italia dove ha inizio la sua carriera fotografica:
moda, reportage, still life, interior design, arredamento e
architettura, con collaborazioni con prestigiose riviste. Nasce una
feconda relazione creativa con lo scultore Giancarlo Marchese.
Parallelamente continua la sua ricerca con cui crea con la macchina
fotografica un mondo di fantasie e surrealismo.
“Twiga”, giraffa in lingua swahili, ispira le sue opere e, ora, il
suo libro.
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Un lavoro dedicato all’interpretazione artistica, attraverso il mezzo fotografico, dei rifiuti differenziati. Una mostra a Impatto Zero.
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