I parchi puntano sull’ecopsicologia

“Occorre aprire l’anima all’amore per questo pianeta”… ma come si fa? Lo insegna l’ecopsicologia che vuole combattere la Sindrome di Deficit di Natura.

L’antica e profonda tradizione contadina ancora viva in Italia –
per cui è ancora molti annoverano tra i loro ricordi le
passeggiate nei campi coi nonni o coi genitori, i giochi nelle
campagne, le avventure sugli alberi e i giochi nell’acqua dei
ruscelli – hanno preservato per qualche decennio in più la
popolazione italiana dalla Sindrome di Deficit di Natura.

Così viene definita nei manuali psichiatrici più
aggiornati (NDD – Nature Deficit Desorder) quell’insieme
di insicurezza, iperattività, piccole fobie,
incapacità di concentrarsi, difficoltà a
socializzare, che – principalmente negli Stati Uniti, ma sempre
più frequentemente anche in altre aree ad alto tasso di
urbanizzazione nel mondo – caratterizza un numero crescente di
persone, in particolare giovani.

Questa è la denuncia, dati alla mano, che lo
psicoterapeuta Richard Louv fa nel suo libro L’ultimo bambino
dei Boschi
(Rizzoli, 2006), ed è la premessa sulla
quale, già all’inizio degli anni ’90 ha preso vita in
California l’Ecopsicologia, un movimento che vede uniti psicologi,
counselor e guide naturalistiche con un obiettivo comune:
– lenire la sofferenza esistenziale individuale riportando le
persone a contatto con la natura, per aiutarle a ritrovare una
relazione più autentica con se stesse
– e lenire il degrado ambientale riportando le persone a una
maggior consapevolezza delle profonde connessioni, a livello
individuale e di specie sapiens sapiens, con la natura,
risvegliando il senso di appartenenza al pianeta.

Ormai, anche in Italia, i bambini che crescono giocando liberi sui
prati e nei boschi, che si costruiscono i costumi da indiani
cucendo tra loro le foglie dei castagni e passano le ore a cercare
personaggi immaginari nelle cangianti forme delle nuvole sono
sempre meno, e sono sempre di più i genitori che non
permettono loro di sporcarsi, di prendere la pioggia, di toccare
animaletti sconosciuti e a volte neppure quelli conosciuti.
Insegnanti di scuole materne denunciano sempre più
frequentemente il disagio dei bimbi più piccoli nel contatto
con quel poco di natura che ancora è possibile incontrare in
un nido standard, e agli educatori ambientali vengono richiesti
sempre più spesso interventi soltanto didattici in cui il
gioco, l’avventura, il contatto diretto con gli elementi (che
equivale, inevitabilmente, a sporcarsi) devono essere
evitati… per non dare adito alle proteste dei genitori.

E, allora, è arrivato anche in Italia il momento di
correre ai ripari e di creare nuovi progetti ricreativi che abbiamo
anche una valenza formativa e permettano agli adulti a alle
famiglie, adulti e bambini insieme, la possibilità di
ritrovare il perduto equilibro e di venire accompagnati nel
ritrovare un rapporto amichevole e di contatto diretto con la
natura.

I Parchi e le aree protette sono gli ambiti ottimali per
attivare questo processo di riconnessione tra individuo e ambiente
naturale, attraverso attività che non soddisfino solo la
curiosità intellettuale – il nome del fiorellino o
dell’animaletto – ma che sappiano evocare emozioni e valori,
consapevolezza e riflessioni.

La sfide è quella di creare una rosa di esperienze in
grado di:
– ridestare lo stupore davanti a un mondo che è molto
più ampio e interessante di quanto crediamo
– invitare all’incontro e al dialogo con creature
altre
, animate e inanimate
– stimolare l’innata sete di bellezza che risiede nel cuore di ogni
figlio dell’uomo
– favorire la creazione di relazioni più autentiche, con il
mondo, con gli altri e anche con se stessi
– far scoprire il
potere del silenzio
e il dialogo con diversi elementi
con la natura, come occasione di dialogo più profondo con se
stessi.

Una sfida che l’ecopsicologia accompagna ad affrontare. E un
consorzio di Parchi dell’Emilia Romagna ha deciso di puntare in
questa direzione per la formazione delle sue guide e per la
realizzazione di un programma coordinato di offerte di visita nei
Parchi e nelle Riserve Naturali con la duplice valenza – locale –
di promozione dl territorio e – globale – di sensibilizzazione ed
educazione al risveglio del senso di appartenenza e
compartecipazione al mondo naturale e al pianeta Terra.

Il progetto nasce nell’ambito del Parco dei Sassi di
Roccamalatina e interessa il territorio protetto di media collina e
montagna modenesi comprendendo anche il Parco dell’Alto Appennino
Modenese e la Riserva Naturale di Sassoguidano. E’ iniziata a
ottobre 2009 la prima fase di aggiornamento professionale delle
guide del Parco con l’obiettivo di mettere a punto un ampio
programma di attività rivolte al pubblico tra la primavera
del 2010 e al primavera 2011.

Il progetto prevede la creazione di una serie coordinata di
appuntamenti per arricchire il turismo verde tradizionale con
momenti guidati di sperimentazione pratica di alcune delle tecniche
dell’Ecopsicologia volte a creare un maggior senso di connessione e
coinvolgimento nei confronti dell’ambiente. La sperimentazione
potrà anche essere condotta in piena autonomia seguendo un
prontuario di pratiche ecopsicologicamente orientate nei Parchi –
che verrà pubblicato all’inizio del 2010 e distribuito
gratuitamente (sarà scaricabile anche on line) – con
consigli e suggerimenti per mantenere più vivo il rapporto
con la natura anche in città e con esercizi pratici da
svolgere all’aperto, da soli, in gruppo o in famiglia.

Un ulteriore passo verso la consapevolezza della nostra
cittadinanza terrestre.

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