
Sbarca sul mercato europeo il filetto di salmone vegano stampato in 3D: uguale nell’aspetto e nella consistenza al prodotto tradizionale, è realizzato con le proteine dei funghi.
I prodotti sono semplici e genuini, le etichette meno: i cibi buoni ci fanno bene anche alla vista. Nel senso che… ci costringono ad aguzzarla.
Il significato delle etichette.
Una notizia apparsa venerdì scorso su Greenplanet e un articolo pubblicato da Lifegate nella sezione ‘alimentazione’ ci danno lo spunto per una più ampia riflessione.
Questa la new di Greenplanet: “Arriva un barattolo misterioso: il miele filtrato”. Cioè, grazie alle regole varate da un paio di direttive europee si potrà evitare di indicare sulla confezione la provenienza del miele. Come? Microfiltrandolo; facendolo passare attravero un filtro che trattiene pollini e microelementi. In questo modo, poiché il polline è la traccia della provenienza del miele, diventa uno zucchero fluido che dura anche di più (è anche privato dei lieviti responsabili della fermentazione) ma la cui origine sarà difficilissima da stabilire. Proverrà dai fioriti campi italiani o dalla Cina? Quindi, per avere miele DOC, bisognerà stare attenti alle diciture del barattolo. Un altro prodotto di pregio è l’aceto balsamico di Modena. Se vogliamo godere dell’insuperabile aroma della vera specialità modenese, dobbiamo essere pronti a sborsare 70mila lire e soprattutto verificare che ci sia scritto “aceto balsamico TRADIZIONALE di Modena”. Se non c’è scritto “tradizionale” non è proprio “aceto balsamico di Modena” anche se così c’è scritto sull’etichetta, è aspro aceto di vino, mosto d’uva, antiossidanti (la corrosiva anidride solforosa) e colorante artificiale (E150d, derivato dell’ammoniaca). Un altro condimento. La questione dell’olio è già nota. Nelle bottiglie di “olio di oliva” in realtà non c’è olio di oliva. Non solo, almeno. C’è anche olio di spremitura di olive già spremute ottenuto con solventi chimici poi eliminati con altri solventi chimici. Per assaporare l’olio d’oliva genuino e fragrante bisogna scegliere quello “extravergine d’oliva spremuto a freddo 100% italiano”. E magari bio, ad abundantiam. La marmellata è meglio se è “extra” . Marmellata di frutta fresca o conservata? Se desideriamo un prodotto di qualità non possiamo che scegliere quella di frutta fresca e cioè le “confetture extra”. Per due motivi. Primo: relativo alla quantita’ di frutta contenuta nelle marmellate, che nelle “confetture extra” è maggiore di quella contenuta nelle semplici “confetture”. C’è quindi piu’ frutta e meno zucchero. Secondo: nelle “confetture extra” non è contenuto un conservante, l’anidride solforosa, che è invece consentito nelle “confetture”, perché nelle preparazione di quest’ultime viene utilizzata frutta “conservata”. Per concludere in dolcezza, ricordiamo che il cioccolato, anche qui grazie a un regolamento UE, sarà il cioccolato che conosciamo solo con la dicitura “puro”. Se non c’è scritto “puro”, ma solo “cioccolato”, è possibile che sia fatto con grassi transgenici. Insomma, i cibi buoni ci fanno bene anche alla vista. Nel senso che… ci costringono ad aguzzarla.
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