
Vecchi e nuovi ogm sono sottoposti alle stesse regole, ma ora le cose potrebbero cambiare. Una petizione vuole evitare questo rischio.
Ogm, tutti ne parlano, nessuno li vuole. Ma gli investimenti continuano, e le aziende del settore premono per la loro diffusione.
Ogm: rendono di più?
I sostenitori del transgenico affermano che le piante geneticamente
modificate hanno rese maggiori rispetto a quelle convenzionali. Le
ricerche svolte danno questo risultato: il Rapporto Nomisma
sull’agricoltura del 1999 riferisce che, secondo i dati
statunitensi, non sono stati registrati incrementi produttivi con
l’uso di sementi Ogm. Uno studio dell’Università del
Winsconsin ha rilevato che la soia RR (resistente al diserbante
Roundup) rende meno di quella tradizionale. Niente di meglio per il
cotone Bt in India: un monitoraggio su due varietà, la Bt162
e la Bt184 ha evidenziato che rispetto alle varietà
tradizionali, quelle Ogm sono meno robuste, hanno meno rami e
foglie più piccole, ma lo svantaggio principale è
rappresentato dalla caduta prematura delle capsule nelle
varietà geneticamente manipolate.
Coltivando Ogm si utilizza meno chimica in agricoltura?
Le piante geneticamente modificate hanno bisogno di meno sostanze
chimiche per crescere: a sostenerlo sono le aziende del biotech.
Eppure queste stesse aziende hanno manipolato diverse
varietà di piante per resistere agli erbicidi che esse
stesse producono. Ciò significa che le piante così
modificate, anche se irrorate da dosi elevate di diserbanti
chimici, non muoiono. E’ il caso della soia RR, che sopporta senza
problemi l’erbicida Roundup. La multinazionale che ne ha il
brevetto già produceva il Roundup, e il Roundup, con
l’avvento della soia che gli resiste, ha moltiplicato le vendite.
L’uso indiscriminato di erbicidi nei campi ogm ha inoltre
determinato il fenomeno delle “super-erbacce”, piante infestanti
che si sono adattate ai diserbanti più aggressivi e che
possono trasferire i propri geni alle normali infestanti delle
colture tradizionali.
Gli Ogm sfameranno il mondo?
Il 21% delle coltivazioni destinate ai mangimi animali proviene dal
Sud del mondo. Un terzo dei cereali coltivati nei paesi poveri,
anziché sfamare la gente, sfama gli animali che daranno
carne ai paesi ricchi. Una distribuzione equa delle risorse
alimentari sarebbe sufficiente a risolvere la situazione della fame
nel mondo. Secondo uno studio dei ricercatori
dell’Università del Sassex, inoltre, le biotecnologie sono
destinate a fallire in un paese come l’Africa, perché non
offrono soluzione ai fenomeni di corruzione, abbassamento dei
prezzi, disparità dei terreni coltivabili, differenze di
reddito e conflitti armati, le vere cause della disastrosa
situazione africana.
Paola Magni
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