
Superfood di tendenza, secondo le previsioni l’avocado diventerà il frutto tropicale più commercializzato entro dieci anni. Ma dietro la sua produzione si celano deforestazione, perdita di biodiversità, criminalità e inquinamento.
Perché non passare a una dieta più verde? “Se i macelli avessero le pareti di vetro saremmo tutti vegetariani”, diceva Tolstoj.
E J. Kellogg (quello dei cereali) scrisse “non mangerò mai a
che abbia avuto gli occhi”. In Italia ci sono quasi tre milioni di
vegetariani (numero in aumento dopo le varie ondate di “mucca
pazza”, polli alla diossina e così via, e ora attestati
intorno ai tre milioni). I casi di salmonella provocati dal pollo
lesso a Ravenna, le sempre più diffuse macellazioni
clandestine ad opera della malavita organizzata senza alcuna tutela
di tipo igienico sanitario e la vera e propria epidemia di BSE –
nvCJD, “Mucca pazza”, i polli ed i maiali alla diossina del Belgio,
inducono un numero sempre maggiore di persone ad adottare una dieta
vegetariana.
La scelta vegetariana si fonda essenzialmente su tre motivi.
1) La salute. L’autorevole “American Journal of Clinical Nutrition”
ha definitivamente sgombrato il campo dagli equivoci e dai dubbi
sull’alimentazione vegetariana, soprattutto in tenera età e
nella fase dello sviluppo: dieta vegetariana promossa nell’autunno
del 1999. La piramide vegetariana predisposta dal “Journal” mette
alla base cereali integrali e legumi, poi frutta e verdure, frutta
secca e semi, oli vegetali ed in alto (quindi tra i cibi da usare
con moderazione) latte, latticini, uova e dolciumi.
Secondo uno studio del “British Medical Journal” i vegetariani
hanno un rischio minore del 40% di contrarre malattie tumorali. Il
che non è poco. Ogni anno nel nostro paese sono
centocinquantamila i decessi dovuti a questa malattia.
Con la bistecca ingoiamo un sacco di medicine (tutte le sostanze
somministrate agli animali prima della macellazione):
dietilstilbestrolo, cortisone, antibiotici, sulfamidici,
antitiroidei, vaccini, estrogeni, ormoni…
2) La sofferenza degli animali. Dietro la trasformazione
dell’animale in prosciutti, salami e bistecche c’è un
calvario di sofferenze inaudite: vitellini da latte strappati alle
madri, polli e galline ovaiole spennate e con il becco smussato,
maiali e cavalli immobilizzati per l’ingrasso.
3)Il problema dei Paesi in via di sviluppo. Un ettaro coltivato a
soia (non transgenica) produce 1.800 chili di proteine vegetali, lo
stesso terreno adibito a pascolo e allevamento produce appena 60
chili di proteine animali. Per ogni chilo di carne si sono
consumati 1000 litri d’acqua. E il quaranta per cento dei cereali
prodotti nel mondo serve a sfamare gli animali da macellare. La
FAO, il Worldwatch Institute, gli economisti più illuminati
concordano: “i carnivori stanno distruggendo la Terra. Non
c’è cibo a sufficienza per tutti”. Se tutti fossimo
vegetariani, la fame nel mondo sarebbe forse sconfitta.
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