Il commercio degli inquinanti

Mentre la ratifica del protocollo di Kyoto continua a essere un’incognita a causa della posizione invalicabile degli Stati Uniti, alcune aziende hanno iniziato a cercare di monetizzare i problemi relativi alle emissioni in atmosfera di gas e inquinanti.

In Australia è nato un nuovo fondo finanziario che investe
in quote di emissioni inquinanti. Il fondo si chiama Carbon Ring
Consortium (CRC) e permetterà alle aziende inquinanti di
acquistare crediti di emissioni da aziende pulite. Il progetto mira
a raccogliere da ogni singolo investitore 100 mila dollari per un
totale di circa 2 milioni di dollari. Il fondo è proposto
dalla Rothschild Australia in collaborazione con E3 International e
il progetto ha suscitato già l’interesse di oltre 80
aziende. Come ovvio, le più interessate sono quelle
maggiormente coinvolte in “rischi” da inquinamento.

La E3 International è una società di consulenza
strategico – ambientale – imprenditoriale verso lo sviluppo
sostenibile. Le tre “E” stanno a significare “Environment Economics
& Ethics”, ovvero identificare le occasioni di business di
carattere ambientale, sociale ed economico per i suoi clienti.
Collabora con una serie di società australiane, tra cui la
Southern Pacific Petroleum, Energex Retail, Queensland Rail,
Rothschild & Sons, Tarong Energy, Stanwell Corporation e
Lensworth.

Essenzialmente CRC è un progetto pilota, concepito per dare
alle aziende un’esposizione a basso costo e a basso rischio sul
mercato. Racchiude in sé la filosofia di E3 international:
sviluppare il commercio nel sostenibile.

Il fatto che Rothschild ed E3 abbiano pensato di proporre un
progetto pilota di questo tipo, indica quanto siano ancora poco
sono sensibili la maggior parte delle aziende verso i problemi
ambientali, quanto ancora poco realizzino in misure concrete per
combattere inquinamento e sovrasfruttamento delle risorse naturali.
Ma è un progetto che testimonia anche la potenzialità
di un mercato finanziario totalmente nuovo e da esplorare, un
mercato che può attirare una grande quantità di
aziende, sensibili dal rischio e dalle opportunità che il
protocollo di Kyoto potrebbe creare.

Betty Pajè

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