“Intelligenza” corporea

La prova di intelligenza viene dalle sue capacità di curarsi ed auto rigenerarsi. Chi è o cosa è dunque “il grande regista” che sta dietro ad ogni processo?

Ampliando il nostro concetto di materia, dobbiamo anche ammettere
che possa esistere un principio di “intelligenza”, una sorta di
programma – paragonabile al software di un computer – che ne regola
disposizione e caratteristiche.
Solo nell’ambito del nostro corpo, infiniti processi regolano la
nascita di nuove cellule, la scomparsa di quelle vecchie, il
funzionamento di ogni infinitesimale parte dell’organismo.

Sovrintendono ad operazioni di estrema complessità, ma che
pure possono essere considerate “di ordinaria amministrazione”, ad
esempio rimarginando una ferita o riaggiustando un osso
fratturato.
Possono intervenire, allo stesso modo, nelle guarigioni spontanee
dalle malattie gravi: quegli eventi – che ancora sono ben lungi da
trovare una spiegazione scientifica – in cui il sistema immunitario
riesce a difendersi contro una patologia (cancro o altro) che in
condizioni normali è devastante.

Il noto fisico inglese David Bohm ha ipotizzato l’esistenza di un
“campo invisibile” che tiene assieme tutta la realtà, un
campo che “possiede la proprietà di sapere quel che avviene
ovunque contemporaneamente”.

Chi è o cosa è dunque “il grande regista” che sta
dietro ad ogni processo, quello che riteniamo essere responsabile
del principio stesso di guarigione?
Poiché organizza e comanda la materia, evidentemente non
è materia.
La sua essenza va ricercata al di là del campo
chimico-meccanico, probabilmente muovendosi nell’ambito della
fisica energetica.

La medicina occidentale ha sempre agito, anche se in modo molto
approfondito, in un campo assai limitato. Ma questa ristrettezza
d’azione, scontrandosi oggi con la realtà delle guarigioni
“miracolose” da un lato, delle incognite poste dalla fisica
quantica dall’altro, deve lasciare il posto ad un nuovo modo di
intendere il concetto della salute e dello stesso essere umano.

I nuovi orizonti in medicina, pur avendo applicazioni nel campo
della guarigione, sono appannaggio più della fisica che
della medicina. Pertanto dovrebbero essere considerati dai medici
non come “altre” verità, concorrenziali e potenzialmente
pericolose, ma piuttosto come strumenti – che hanno anche indubbie
applicazioni pratiche – utili per completare il loro sapere.
Non solo, ma l’addentrarsi in tali conoscenze potrebbe porre basi
solide e qualificate alle diverse medicine non convenzionali. Basi
comuni, confrontabili e, soprattutto, condivisibili.

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