Il counseling somatorelazionale

Quando non abbiamo chiarezza in noi stessi ci possiamo affidare ad un counseling , una persona che non ci giudica che ci porta all’auto comprensione

Come si comporta un counselor somatorelazionale? non interpreta,
non giudica e non investiga ma si dispone all?ascolto, non solo con
le orecchie, verso chi espone il suo disagio. Colloquio dopo
colloquio, il counselor non si permette di definire ciò che
l?altro deve fare secondo una modalità direttiva ma facilita
un processo di auto-consapevolezza.

L?assunto principale della psicologia umanistica, che ha dato
vita alla relazione d?aiuto (Counseling),
è che in noi è già presente la capacità
di autodeterminarci in maniera consapevole per la risoluzione dei
problemi, anche se questo processo di evoluzione non è
rapido o semplice.

Mediante rimandi e riformulazioni verbali, il counselor
dà inizio a un ?gioco di luci?. Ristrutturando il campo
percepito dal cliente, si schiariscono le parti oscure di un
comportamento o le parti in ombra del vissuto emotivo. Questi cambi
di luce in scena non sono regolati dal counselor nelle vesti di un
regista super partes: I due protagonisti (counselor e cliente)
muovono in sinergia il gioco con l?obiettivo comune di rendere
più chiaro un campo percettivo un po? oscurato o deformato
da elementi di disturbo, come ad esempio da continue ruminazioni
interiori.

Durante i colloqui si resta faccia a faccia, nel contesto del
qui ed ora per intensificare la luce sulla questione di
disagio.

Il counselor somatorelazionale sperimenta insieme al paziente il
ruolo della corporeità durante l?incontro: il corpo rientra
sempre come veicolo di messaggi spesso non consapevoli, che il
counselor può rimandare verbalmente al cliente, limitandosi
a rendere visibile ciò che coglie nel percepire le
modalità più o meno coscienti dell?altro. Nello
stesso tempo, il corpo è un potente strumento di
agevolazione del processo di evoluzione, laddove il counselor
può agevolare il processo di autoesplorazione invitando il
cliente ad approfondire la respirazione, ad auto-contattarsi con le
mani sull?addome per facilitare la consapevolezza di sé come
unità psico-corporea e agevolare un riequilibrio dello
status energetico seenza mai dimenticare che l?ascolto, il rimando
verbale, la delucidazione, la completa assenza di giudizio e il
vivere nel qui e ora facilitano un processo di consapevolezza
indispensabile per trovare in modo autonomo la
soluzione al disagio.

Questo è il fine di un rapporto di
counseling: rieducare l?altro a quella autodeterminazione in
noi spesso trascurata e non pienamente valorizzata.

Mila Nason

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