
“Il ‘silenzio cosmico’ ci fa sentire soli nell’universo, come il silenzio dell’altro ci fa sentire soli nel piccolo universo del rapporto”.
Gli uomini entrano in relazione tra loro nel dialogo. Dialogo e relazione si impongono con la loro carica solo quando un soggetto non prevarichi sul’altro
Gli uomini entrano in relazione tra loro nel dialogo, tramite la parola che fa da ponte tra un io e un tu. Due soggetti mettono, nel dialogo, a confronto le loro dinamiche esistenziali, il loro mondo culturale, i loro vissuti quotidiani.
Ma il dialogo e la relazione si impongono con tutta la loro carica positiva e creatrice solo nella misura in cui la parola di un soggetto non sia prevaricante nei confronti dell’altro. In pratica, la mia parola non deve invadere in modo corrosivo lo spazio esistenziale del mio interlocutore, bensì deve, per così dire, “sospendere” se stessa, porsi in ascolto dell’altra parola, insomma indossare anche gli abiti del silenzio. Non a caso Heidegger dice che “la parola autentica è il silenzio”.
L’affermazione heideggeriana, adattata al nostro discorso, viene a significare una vera relazione proprio in quanto nel mio silenzio faccio in modo che l’altro possa esprimere se stesso, le sue convinzioni, la sua visione del mondo. Il che contribuisce anche ad arricchirmi, proprio perché donando all’altro il mio silenzio, lo rispetto nella sua dignità e metto a confronto il mio mondo con il suo, in una continua tensione dialettica.
Le finalità ultime del dialogo e della relazione consistono nella ricerca del bene comune, di un punto di contatto, che, pur nella diversità delle opinioni, miri a costruire un società dove i “dialoganti” possano godere degli stessi vantaggi. Come afferma Marco Aurelio: “Non farò a che non giovi alla società; terrò anzi sempre presenti i miei simili e dedicherò tutti i miei sforzi al bene comune, astenendomi da ogni azione contraria.”
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“Il ‘silenzio cosmico’ ci fa sentire soli nell’universo, come il silenzio dell’altro ci fa sentire soli nel piccolo universo del rapporto”.
Il silenzio, la scelta, il dubbio, con la loro carica rivoluzionaria, costituiscono i linguaggi alternativi al conformismo dell’uomo artificiale, omologato.
La scelta e il dubbio, che nasce dal silenzio, si impongono davvero come farmaci esistenziali contro il linguaggio aggressivo, omologante, dogmatico del mercato tecnologico.
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