
Con la decisione di proteggere 400mila ettari del Grand Canyon dalle compagnie minerarie, il presidente degli Stati Uniti inizia un’opera di rammendo di una politica ambientale finora contraddittoria.
A pochi giorni dall’entrata in carica in seguito al risultato delle elezioni di Mid Term, le nuove amministrazioni repubblicane americane stanno reimpostando la politica ambientale del paese.
Il nuovo corso è iniziato nel New Mexico, dove la nuova
governatrice Susana Martinez ha
abolito sia la legge che imponeva allo Stato la diminuzione del 3%
all’anno delle emissioni di gas serra che quella che estendeva i
controlli degli scarichi delle industrie casearie nel sud dello
Stato.
La Martinez durante la campagna elettorale,
largamente finanziata dall’industria petrolifera e del gas, aveva
detto che la legge sul taglio dei gas serra era troppo onerosa per
l’industria e penalizzante per l’economia del New Mexico.
La governatrice ha inoltre nominato l’ex
astronauta e geologo Harrison
Schmitt a capo del dipartimento di Energia, risorse
minerarie e naturali del New Mexico. Schmitt, 75 anni, fu il pilota
del modulo lunare che sbarcò sulla Luna l’11 dicembre 1972
con Apollo 17, l’ultima missione sul nostro satellite: entrambi in
passato hanno dichiarati di non credere ad una connessione diretta
tra le attività industriali e il cambiamento climatico.
E non è tutto: nella capitale, la nuova
maggioranza repubblicana due giorni dopo l’insediamento ha subito
cercato di bloccare l’azione dell’amministrazione Obama contro il
riscaldamento globale, ritenuta dannosa per l’economia e per il
mantenimento degli attuali posti di lavoro. I repubblicani hanno
quindi presentato tre proposte di legge per congelare l’efficacia
dell’azione l’Agenzia per la protezione ambientale nel contrasto
alle emissioni di gas serra.
La politica ambientale Usa si trova davanti a un bivio: insistere
con la svolta obamiana o cedere alle pressioni della Camera a
maggioranza repubblicana?
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