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Per quanto la componente estetica e quella morale siano profondamente intrecciate l’una all’altra, potremmo dire che il prevalere della prima ha originato un giardino spettacolare e magico.
Le componenti principali che convivono nell’idea del giardino magico sono
due e sono da ricercarsi da un lato nel piacere estetico e formale,
della mente e dei sensi in una natura che tende alla perfezione;
dall’altro nel significato etico, della contemplazione attiva e
partecipe di una natura che ci offre i suoi frutti ma solo in
cambio del lavoro e delle nostre cure.
Tali elementi sono armoniosamente fusi nella cultura musulmana, i
cui influssi saranno determinanti nella rinascita del giardino
europeo.
Infatti, con la caduta dell’Impero romano, l’importanza del
giardino era stata decisamente ridimensionata dai nuovi popoli
nomadi provenienti dall’Europa nord orientale. Non conoscendo la
regola dei campi, questi non vedevano la natura divisa in selvatica
e domestica, quanto piuttosto come grande pascolo da percorrere
incessantemente.
L’ideale del giardino sopravvive solo nel chiuso dei chiostri o
degli orti delle abbazie (“hortus conclusus”): ma è un
giardino ridotto al minimo, dove accanto a poche rose ci sono
verdure e piante officinali. Più che luogo di contemplazione
meditativa, il giardino è laboratorio di materie prime,
ultimo baluardo di un sapere agricolo quasi dimenticato.
Invece, metafora del paradiso, il giardino arabo pone al centro del
proprio disegno l’acqua, fluido vitale che può mitigare
l’aridità del deserto.
Con l’acqua giungono anche le prime piante esotiche, fra le quali
spiccano gli agrumi, con le loro foglie di un verde intenso e
brillante e i frutti dorati. Originarie della Cina, le arance
conquisteranno definitivamente le pianure della Spagna e della
Sicilia, cambiandone per sempre l’aspetto. Il giardino arabo
è geometrico, così come la sua architettura, e non di
rado l’uno e l’altra si fondono in un unico disegno. Esemplare
è il caso del “Patio de los Narajos” all’interno della
moschea di Cordoba, dove la selva di colonne che sorregge
l’edificio, mimando lo slancio di tronchi d’albero, continua al
ritmo degli aranci del giardino. Ma non vi sono solo le astratte
geometrie nel giardino arabo, vi è anche una natura
profumata e misteriosa, seducente e tentatrice.
Colmo di simbologie e di energia, il giardino musulmano s’innesta
sul patrimonio superstite della cultura continentale, raccolto
nella trattatistica agricola redatta da monaci e religiosi.
Concepito come uno scenario saturo di sorprese e di giochi a
effetto, in cui predomina la densa articolazione di una natura
nella cui massa compatta luoghi e percorsi sono scolpiti come
oggetti animati.
E’ a questo modello che possiamo far risalire la straordinaria
stagione del giardino italiano, tra tardo Rinascimento e Barocco,
con le sue terrazze ritagliate nel bosso, gli specchi d’acqua ma,
soprattutto, con i suoi sorprendenti giardini segreti, costellati
di zampilli, nascondigli, boschi e teatri all’aperto.
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