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Il latte Parmalat prodotto in Germania e importa in Italia: con scadenza superiore ai 4 giorni non può fregiarsi in etichetta della dicitura “fresco”.
Il Tar del Lazio, anando in parte la circolare 2 agosto 2002 del
ministero delle Attività produttive, ha accolto il ricorso
presentato da Unalat, Anca-Legacoop, Codacons, Federconsumatori e
Adusbef contro il latte “microfiltrato” (Fresco blu) che Parmalat
produce in Germania e importa in Italia: ha un termine di scadenza
superiore ai 4 giorni e dunque non può fregiarsi in
etichetta della dicitura “fresco”.
Per chi ha dimenticato la battaglia che sta infuriando per il
diritto alla denominazione di latte fresco ricordiamo brevemente i
termini della vicenda. Il latte microfiltrato, presentato come
fresco, è lavorato con un procedimento diverso dalla
pastorizzazione e si conserva più a lungo. E allora? In
parole povere, la decisione del Tar ribadisce una norma che
è stabilita da una legge di casa nostra. La 69/1989, infatti
stabilisce cosa si debba intendere per latte fresco e afferma che
il produttore comunitario non può dare per scontata la
trasposizione del regime legislativo che vige nel suo Paese (in
questo caso sul latte fresco) nell’ordinamento legislativo
italiano.
Inevitabili le proteste di Eurolat, del gruppo Parmalat: “il
microfiltrato fresco non è affatto fuori legge, ma è
pienamente legittimo perché il Tar, con sentenza 21 febbraio
successiva a quella citata, ha respinto il ricorso di Unalat che
richiedeva la revoca dei decreti su microfiltrazione ed
etichettatura”. Le Associazioni consumatori, da parte loro, sono
comunque decise a continuare la battaglia e annunciano ricorsi alle
Procure perché sia disposto il sequestro delle confezioni di
latte microfiltrato venduto come se fosse fresco.
E non basta. Il Codacons, associazione consumatori, ha in animo un
nuovo affondo: sta per inoltrare un ulteriore esposto alla Procura
della Repubblica di alcune città italiane perché 1
busta di latte su 3 sarebbe confezionata nel nostro Paese con latte
proveniente dall’estero. L’Associazione ha stimato che circa 1,6
miliardi di litri di latte, seguendo la strada della trasformazione
industriale e del confezionamento, diventano latte, formaggio e
yogurt a tutti gli effetti italiano. Ancora una volta si tratta di
fornire al consumatore la corretta informazione: qualità e
autenticità dei prodotti sono due imperativi da cui, ormai,
non si può prescindere.
Massimo Ilari
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