Stabilire un contatto significa entrare in rapporto con qualcosa
che è esterno a noi – a cominciare dalla terra sotto i
nostri piedi
Stabilire un contatto significa entrare in rapporto con qualcosa
che è esterno a noi – a cominciare dalla terra sotto i
nostri piedi – per ritrovare in esso la sicurezza e il conforto,
sensazioni “vitali” per progredire nella vita proprio perché
derivano dallo scoprire di non essere soli.
Di tutti i sensi, il tatto è il primo a svilupparsi. Fin da
piccoli, attraverso l’esperienza tattile esploriamo e comprendiamo
il mondo; le carezze dei genitori ci danno la sicurezza
indispensabile per proseguire in questa avventura.
Se il bisogno di toccare e di esser toccato è soddisfatto,
il bambino cresce in modo sano; se viene inibito, lo sviluppo
può esserne compromesso.
Il contatto rappresenta dunque un vero e proprio strumento di
conoscenza: a cominciare da quella del nostro corpo, coi suoi
limiti e i suoi confini per arrivare, attraverso di essa, a quella
del nostro io, del nostro senso di identità, del nostro
“esserci nel mondo”.
Gli abbracci e le carezze che riceviamo durante l’infanzia ci
aiutano infatti a costruire una sana immagine di noi stessi,
convincendoci di essere non solo riconosciuti, ma amati e
accettati.
Esiste un rapporto direttamente proporzionale tra la stima che un
individuo ha di sé e la frequenza di contatto fisico che ha
avuto, ed ha, con gli altri.
Il nostro senso della realtà è basato sul tatto.
Esser privati del contatto con i nostri simili rappresenta, nella
nostra società, una grave forma di punizione: l’isolamento.
Ansia e dolore ne sono l’inevitabile conseguenza.
Indipendente dagli altri, si può dire che il tatto sia il
più potente fra i cinque sensi, quello che permette di
raccogliere le informazioni più complete: con le mani puoi
non solo toccare, ma anche vedere e ascoltare.
Se anche la vista e l’udito stabiliscono questa relazione col mondo
esterno, tuttavia il senso del tatto dà ancora qualcosa in
più: anando la distanza della separatezza, l’informazione
che passa è più veloce e più completa; fluisce
direttamente alla coscienza attraverso lo strumento del corpo
fisico più che della mente la quale, per sua natura,
è portata a filtrare, giudicare e interpretare.
La strada che il massaggio apre è, infine, una strada a
doppio senso: attraverso il contatto posso stabilire un rapporto
non solo con la persona con cui lo condivido, ma anche con me
stesso, in un’occasione unica per vivere il momento presente.
Loredana
Filippi

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