
Siamo a maggio 2022 e fa già troppo caldo. L’ondata di calore arriva dal nord Africa e non risparmia nemmeno il nord dell’Europa. Record in Spagna.
L’Unep, l’agenzia Onu per l’ambiente, ha sviluppato un indice che va oltre il semplice prodotto interno lordo: l’Inclusive Wealth Index (Iwi). Ecco le alternative al Pil.
Il Pil non basta più, non è più adeguato,
non riesce a rappresentare la complessità di un mondo in
bilico tra crisi ecologiche, interrogativi scientifici, dilemmi
riguardanti l’energia, l’alimentazione, gli stili di vita, la
biodiversità. Anche la
Conferenza mondiale sull’ambiente Rio+20 ha fornito l’occasione
di ripetere, come da anni fanno sempre più economisti, che
occorre un nuovo metro per misurare quanto, se e come le economie
stanno crescendo.
La nuova proposta: l’Unep
L’Unep, l’agenzia Onu per l’ambiente, ha sviluppato un indice
che va oltre il semplice prodotto interno lordo: l’Inclusive Wealth
Index (Iwi), presentato il 18 giugno in Brasile in concomitanza con
la conferenza Rio+20. “La Conferenza di Rio e’ un’ottima occasione
per smettere di considerare il Pil come l’unica misura della
prosperita’ di un paese, perche’ trascura i principali indici di
benessere delle persone, oltre allo stato delle risorse naturali di
un paese – afferma il direttore esecutivo dell’Unep Achim Steiner –
l’Iwi e’ fra le possibili alternative che i leader mondiali
potrebbero prendere in considerazione”. “Anche se la maggior parte
delle economie analizzate, e in generale il mondo, hanno avuto
tassi di crescita positivi negli ultimi anni – sottolinea Pablo
Munoz, direttore scientifico del rapporto collegato – uno sguardo
piu’ ampio indica che questo e’ avvenuto ad un prezzo molto alto,
di cui si dovrebbe tenere conto nel bilancio dei singoli
Stati”
Il precedente di gennaio: l’Onu
Bisogna pensare a indicatori diversi dal Pil e le nazioni
dovrebbero ridefinire il concetto di benessere, perché lo
sviluppo globale attuale è diventato insostenibile per il
pianeta. Questa è la costante alla base di tutte le 56
raccomandazioni contenute nel rapporto Onu “Resilient people
resilient panel: A future worth choosing”: 100 pagine scritte da un
comitato di ricercatori di alto livello, presentato il 31 gennaio
al summit dell’Unione africana ad Addis Abeba, in Etiopia. Secondo
il panel “non si possono ignorare i sacrifici imposti al mondo
ambientale dalla crescita economica”. Tra le altre raccomandazioni,
l’Onu elenca i requisiti fondamentali per lo sviluppo sostenibile,
la green economy, l’incorporazione dei costi sociali e ambientali
nel settore privato, l’eliminazione dei sussidi ai combustibili
fossili entro il 2020 e nuovi investimenti per la comprensione del
nostro pianeta, a favore delle scienze naturali, della
meteorologia, dell’ecologia. La richiesta di fondo è di
definire un indice di sviluppo sostenibile che vada oltre il Pil,
oppure una serie di nuovi indicatori, entro il 2014.
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