Il tempo delle ninfee

Lo studio di Monet per le ninfee fu talmente intenso e quasi ossessivo che nel 1925, un anno prima della sua morte, l’artista scrisse “Non dormo più per colpa loro, di notte sono continuamente ossessionato da ciò che sto cercando di realizzare.

Monet, il padre dell’impressionismo, acquistò la casa di
Giverny nel 1890; qui trascorse gli ultimi trent’anni della propria
esistenza e fece costruire il giardino giapponese che gli diede
tanta ispirazione nel dipingere i suoi ultimi capolavori: le
ninfee.

Lo studio di Monet per le ninfee fu talmente intenso e quasi
ossessivo che nel 1925, un anno prima della sua morte, l’artista
scrisse “Non dormo più per colpa loro, di notte sono
continuamente ossessionato da ciò che sto cercando di
realizzare. […] Ma non vorrei morire prima di aver detto tutto
quel che avevo da dire; o almeno aver tentato. E i miei giorni sono
contati”.

Queste opere rappresentano l’evoluzione del pensiero e della
pittura di Monet, la completa espressione di un nuovo modo di
vedere e interpretare la natura. Grazie al più grande
prestito mai concesso all?estero dal Museo Marmottan Monet di
Parigi, il Palazzo Reale di Milano ha allestito una mostra che si
intitola “Monet, il tempo delle ninfee”, visitabile fino al 27
settembre.

Il percorso espositivo consta di 20 grandi e grandissime tele
dipinte tra il 1887 e il 1923, che raccontano al visitatore la
ricerca di Monet attraverso lo studio della natura e degli elementi
dell’arte giapponese, tanto cara al pittore (fu uno dei maggiori
collezionisti di stampe giapponesi della tradizione ukiyo-e, circa
270).

L’esposizione comprende anche alcune foto dell’epoca ritraenti
il giardino di Giverny, attualmente il più visitato al
mondo. Per visitarla e avere più informazioni: www.mostramonet.it.

Orari:
da martedì a domenica, dalle 9.30 alle 19.30
lunedì, dalle 14.30 alle 19.30 giovedì, dalle 9.30
alle 22.30
la biglietteria chiude un?ora prima

Chiara Boracchi

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