Il traguardo fasullo

La salita alle vette della psiche è un sentiero che richiede impegno, costanza e umiltà: le scorciatoie possono essere pericolose e illudere se stessi e gli altri di aver raggiunto la meta quando invece se ne è ancora lontani.

Può anche succedere che queste forze del supercosciente
irrompano improvvisamente in una personalità che ancora non
aveva raggiunto un buon livello di autocoscienza, di integrazione,
di equilibrio personale. L’individuo si trova improvvisamente
confrontato con un’apertura e una visione di realtà
superiori alle quali non era ancora pronto, e questo può
causare dei problemi di varia natura, più o meno seri.

“Inflazione psichica” si definisce questo stato di improvvisa
illuminazione nel quale una persona può venirsi a trovare.
“Illuminazione” perché l’esperienza è autentica, ma
può rivelarsi travolgente. L’individuo “vede” e percepisce
livelli di realtà nascosti ai più, “capisce”, ma se
non è preparato può anche fraintendere, e può,
per esempio, credere di essere lui stesso diventato Dio, o il Suo
interlocutore.

I manicomi sono pieni di persone che credono di essere non solo
Napoleone, ma anche Gesù Cristo e la Madonna. per non citare
l’interminabile serie di omicidi e soprusi quotidianamente commessi
in tutto il mondo nel nome di una qualche verità pseudo
spirituale. Episodi meno cruenti, avvengono anche nell’ambito della
vita quotidiana o possono succedere anche a noi.

Il grado di sconquasso provocato da un’inflazione psichica è
direttamente proporzionale al livello di equilibrio già
raggiunto in precedenza dalla personalità. Può quindi
non rivelarsi altrettanto distruttivo e deleterio per tutti. E’
classico, infatti, di un certo tipo di “ricercatori”, in
particolare ricercatori spirituali, il fatto di raggiungere
improvvisamente – ma spesso questo dopo anni e anni di impegno,
studio e sincero anelito – la sensazione di avere finalmente capito
“la realtà delle cose”, di avere capito ciò che
è giusto, e di sentirsi investiti così della missione
di far vedere a tutti la luce.

L’equivoco, a questo punto, avviene quando si pensa che tutti
debbano usare la stessa “marca di occhiali” per vedere la luce, gli
stessi che si cono rivelati utili a noi, per esempio.

Ciò avviene in buona fede, ma non sempre si rivela utile
né per sé né per gli altri. Se la
personalità colpita da illuminazione ha solide basi, questa
finisce col essere soltanto una fase, di routine, si potrebbe dire,
che viene successivamente, in tempi più o meno brevi,
superata. L’esaltazione scema, lasciando il posto ad
un’integrazione progressiva di quanto è stato effettivamente
colto e compreso, nell’ambito della propria vita quotidiana,
nell’ambito del proprio “essere & agire” e non solo del “bla,
bla, bla”.

La visione avuta, ed era sicuramente reale, diventa come la cime
della montagna intravista dall’elicottero, che può ora
essere raggiunta a piedi, a poco a poco, forti dell’immagine della
cima, in grado di infondere fiducia e coraggio anche nei momenti
più ardui della salita.

Marcella
Danon

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