L’avere e l’essere

E’ il famoso bivio tra l’avere e l’essere. L’avere qualche cosa di invidiabile da raccontare agli amici al ritorno, o l’essere, almeno in vacanza

Optiamo per la quantità, di città visitate, di
monumenti fotografati, di ponti attraversati, di chilometri
percorsi, di souvenir acquistati, o per la qualità, di
emozioni, di rapporti, di esperienza, di crescita e di apertura di
orizzonti?

E’ il famoso bivio tra l’avere e l’essere. L’avere qualche cosa di
invidiabile da raccontare agli amici al ritorno, o l’essere, almeno
in vacanza, profondamente in sintonia con se stessi e con i
percorsi prescelti, capaci di assaporare il fascino sottile
dell’istante presente.

Se decidiamo di sottrarci allo stereotipo del vacanziere felice che
la propaganda cerca in mille modi di rifilarci, possiamo aprirci ad
una nuova proposta per le nostre vacanze, a quanto oggi viene
chiamato “turismo secondo natura”. Nuovo è soltanto il
termine, per ricordare un antico, invece, modo di relazionarsi con
lo spazio e il tempo.

Tutti noi, chi più chi meno, siamo stati contagiati dalla
frenesia del sempre più veloce e sempre più lontano,
atteggiamento che si traduce nel paradosso di autostrade che
sfrecciano attraverso bei paesaggi, in cui migliaia di persone,
alla disperata ricerca di svago e di natura, sono intrappolate, a
volte per ore, nelle loro scatoline di lamiera. L’arrivare è
più importante del percorrere, il “viaggio” diventa solo un
ingombrante tempo morto che cerca di unire il più
rapidamente possibile due punti della mappa, con l’aspettativa che
tutto quanto si desidera dalle proprie vacanze ci aspetti nella
meta agognata.

Ma quando arriviamo rischiamo di accorgerci che con la testa siamo
ancora là dove siamo partiti, abbiamo anato la distanza
fisica ma non quella mentale. In un epoca che ci ha abituati a
consumare tutto e farlo rapidamente, ciò che risulta
sacrificato è il piacere stesso di fare le cose, di vivere
l’esperienza momento per momento, di trasformare il viaggio stesso
in una esperienza, in un’opportunità di incontro con altre
terre, altri uomini, ambienti sconosciuti.

L’avventura nasce dall’atteggiamento, non dalle coordinate sulla
carta geografica. Può essere molto più avventuroso,
entusiasmante, ricco di sorprese un viaggio sulle strade secondarie
che si inerpicano sull’Appennino, che non un tour organizzato sul
fiume Nilo, se lo affrontiamo con lo spirito giusto.

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