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Una partita di calcio… Ispirato a “I Barbari” di Alessandro Barrico.
CHE POI ieri sera mi sono guardato la partita di calcio dell’Italia
contro il Paraguay finita 1-1. Dopo ho guardato un po’ quei
programmi infiniti, pieni di parole e opinioni di giornalisti ed ex
giocatori, che l’hanno criticata molto. Devo dire che a me è
piaciuta nonostante il pareggio.
Era un po’ di tempo che non guardavo più le partite, sono
uno che ha la nostalgia per il calcio di un tempo. Quel tempo
della partita solo alla domenica, delle maglie con i numeri dall’1
all’11, senza sponsor e sempre uguali, degli uomini veri alla Nero
Rocco. Era il tempo degli allenatori che permettevano alla classe
individuale dei giocatori di venire fuori. Era il tempo degli stadi
meno vuoti e di calendari meno fitti, di Coppa dei campioni e non
di Champions League. Il fatto che il calcio non è più
quello di una volta per me è stato determinato dall”avvento
della televisione digitale: c’è stato così
un’allargamento radicale dei mercati e quindi l’entrata in circolo
di grandi quantità di denaro. In sé la cosa non
è sbagliata, ma è come se un animale gigantesco si
fosse divorato il calcio. Praticamente con l’invenzione della
televisione digitale, uno sport che era per pochi ricconi e della
televisione di stato, finisce nelle mani dei privati che seguendo
il modello dello sport americano ne accentuano la
spettacolarità e lo allineano alle regole del linguaggio
moderno per eccellenza, quello televisivo, e in questo modo
ottengono di spalancare il mercato e di moltiplicare i consumi.
Risultato apparente: il calcio perde l’anima. Che ne dite?
CHE POI con il calcio di un tempo c’era una sorta di liturgia
domenicale. Molti di noi , alle sette di sera, accendevano il
televisore, perché c’era la partita. Una partita sola, anzi
mezza, perché ne trasmettevano un tempo, in registrata,
prima del telegiornale. Naturalmente la partita era in bianco e
nero, il commento era impersonale, di tipo medico, e devo dire,
rasentava la follia. Dato che la partita non era in diretta, il
commentatore sapeva benissimo cosa stava succedendo, ma faceva
finta di non saperlo. Succedeva ad un certo punto all’improvviso,
senza nessun avvertimento, arrivato alla fine del tempo e pressato
dal telegiornale incombente, che il commentatore senza cambiare
tono di voce mandasse in pezzi l’intero nostro sistema mentale,
dicendo frasi tipo “la partita si è poi conclusa sul 2 a 1,
grazie ad un gol di Anastasi marcato al ventitreeismo del secondo
tempo”. D’improvviso sapeva tutto e usava il tempo passato per dire
il futuro. Era assurdo e mortificante, ma noi ogni domenica
tornavamo lì davanti a farci violentare, perché
eravamo cervelli semplici. Il calcio era splendido, certo, lo si
vedeva poco, ma era splendido. Era il calcio con cui siamo
cresciuti. Crescevamo lenti, allora, ancora non erano arrivati i
barbari e il Dio mercato…
…alla prossima Illogica Allegria e buona Strada a tutti
noi…
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