Impianti fotovoltaici economie da valutare

Energia prodotta senza l’emissione nell’atmosfera di sostanze inquinanti. E’ questo il vantaggio principale degli impianti fotovoltaici, senza contare i benefici economici.

Ai benefici ambientali vanno poi aggiunti anche benefici economici.
Ma, purtroppo, la realizzazione di un impianto fotovoltaico ancor
oggi implica una spesa elevata per l’utente privato.
Da un punto di vista pratico, di convenienza, è importante
capire in quanto tempo si possa ammortizzare la spesa iniziale. Il
combustibile ovviamente non deve essere acquistato, ma nel calcolo
economico non si può prescindere dal costo del sistema di
conversione dell’energia solare in energia elettrica.

L’acquisto dei moduli fotovoltaici rappresenta circa il 50%
dell’investimento del costo totale, mentre la quota restante
è dovuta a componenti aggiuntive: l’inverter, le eventuali
batterie, i cavi di collegamento, le opere di installazione e via
dicendo.
Oggi il prezzo medio di un modulo standard si aggira attorno ai 4
euro/W.
Si può pertanto ipotizzare che il costo medio di un sistema
allacciato alla rete si aggiri attorno a 7 mila Euro/kW (nel 1982
tale costo era di circa 30 mila euro/kW).

Nella valutazione economica accanto alle voci di costo è
necessario tenere conto della disponibilità gratuita
dell’energia solare che, in assenza dell’impianto, sarebbe stata
prodotta da fonti tradizionali e avrebbe quindi avuto un costo.
Il costo dell’energia sostituita quantifica pertanto i risparmi
economici in fase di esercizio del sistema fotovoltaico.
Tralasciando formule e calcoli matematici, è possibile
affermare che un impianto fotovoltaico residenziale da 2 kW
installato a Roma (quindi in particolari condizioni di
irraggiamento solare) e allacciato alla rete avrà un tempo
di ritorno economico intorno ai 10 anni.

Risulta quindi decisiva la spinta ad una diminuzione dei costi di
investimento dei moduli. Tale andamento ovviamente è legato
alla diffusione dei moduli stessi. Dove essi vengono prodotti, per
esempio in Giappone, i loro costi sono quasi dimezzati rispetto a
quelli italiani. Ma nel prezzo incide anche la mancanza di
componenti standardizzati come per esempio le strutture di sostegno
dei sistemi fotovoltaici in architettura e quindi di produzioni su
larga scala.

Per il momento in Italia i finanziamenti statali, a fondo perduto,
coprono il 75% del costo totale dell’impianto, ma sono ammissibili
esclusivamente interventi relativi a strutture edilizie di natura
pubblica connesse alla rete. Coloro che non soddisfano i precedenti
requisiti partecipano, insieme ai privati, ai bandi che vengono
emanati dalle Regioni. Oltre al contributo del 75%, i privati
possono usufruire anche della detrazione del 36% dall’Irpef
prevista per gli interventi di risparmio energetico in
edilizia.
L’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas ha stabilito che
l’energia in eccesso prodotta dall’impianto potrà essere
ceduta alla rete elettrica (e verrà contabilizzata da un
apposito contatore), mentre se non produce energia a sufficienza
per soddisfare il fabbisogno elettrico, l’utente potrà
prelevare l’elettricità necessaria dalla rete (che
verrà contabilizzata dal contatore già
esistente).
L’energia elettrica prodotta in eccesso non può essere
monetizzabile, ma l’azienda di distribuzione dell’energia elettrica
accorda al proprietario dell’impianto un credito annuale
disponibile per eventuali prelievi di energia dalla rete.

Tomaso Scotti

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