10 cose da sapere sulle uova al Fipronil

Come evitare le uova all’insetticida come il Fipronil e agli antibiotici? Con la scelta di uova bio. Il codice stampato sul guscio delle uova è: 0: “0 IT”.

Quest’agosto in tutta Italia – dall’Emilia Romagna alle Marche e la Campania – i Carabinieri e le Asl hanno bloccato partite di uova al Fipronil o di prodotti derivati (con ingredienti provenienti da Belgio e Olanda). Anche il nostro Paese dunque, come ha conformato l’Unione europea, risulta tra i quindici in cui sono state commercializzate uova e derivati con l’insetticida lievemente tossico per l’uomo, usato in veterinaria contro i parassiti degli animali domestici ma il cui impiego è addirittura vietato negli allevamenti di animali della catena alimentare in tutta Europa. Invece, c’era. È finito in uova, pasta e dolci. Anche in Italia.

Uova al Fipronil: è la prima volta?

No, è almeno vent’anni che in Europa e in Italia si susseguono sequestri di uova in cui si scoprono livelli di contaminanti, di farmaci e di sostanze dannose non consentite o oltre i limiti. Specialmente antibiotici. A volte, nei casi più eclatanti come quello scoppiato quest’estate, i sequestri avvengono nei banconi dei supermercati, altre volte si fermano nei centri logistici o, addirittura, vengono posti sotto sequestro negli allevamenti.

Come e quando è iniziato lo scandalo delle uova al Fipronil?

Le autorità nei Paesi Bassi sono state avvertite da una fonte anonima nel novembre 2016 che nelle aziende di pollame veniva usato il Fipronil, ma pare che, contrariamente alle norme europee, l’allarme non sia scattato, per mancata comunicazione. Nel luglio 2017 milioni di uova di gallina sono state bloccate dalla vendita o ritirate dal mercato nei Paesi Bassi, in Belgio, in Germania e in Francia dopo che sono stati riscontrati elevati livelli di Fipronil nelle uova e nei prodotti alimentari olandesi. Circa 180 aziende agricole olandesi sono state temporaneamente fermate. Oltre all’Europa, hanno beccato questo contaminante in Svizzera e perfino a Hong Kong. All’inizio di agosto, molti supermercati hanno annunciato di aver eliminato intere linee di fornitura di uova.

Cos’è il Fipronil?

Fipronil è il nome commerciale del fluocianobenpirazolo, insetticida veterinario per sterminare pulci, pidocchi, zecche e acari degli animali domestici. Ma è vietato per gli animali della catena alimentare. Si tratta di una sostanza chimica termostabile, che non viene cioè alterata dalla temperatura di cottura, e si ritrova dunque anche nei prodotti derivati quali pane, pasta o prodotti dolciari. Questo composto è molto stabile anche ad alte temperature: la cottura non lo degrada. Il suo assorbimento cutaneo è minimo; quindi quello che si ritrova nel corpo ci arriva tramite la dieta. Il farmaco si è accumulato nel pollame ed è stata quindi trovato nelle uova.

Come finisce il Fipronil nelle uova?

Secondo le notizie riportate per tutta l’estate, sarebbe stato usato per disinfettare gli orribili capannoni dove le galline sono ammassate negli allevamenti intensivi, dove ovviamente pullulano le malattie e la disinfezione, anche se non sufficiente, deve essere aggressiva. Tuttavia, dopo l’invito diramato di recente dal Ministero della salute italiano ad analizzare anche i mangimi, è lecito sospettare che il Fipronil possa essere stato aggiunto, a insaputa degli allevatori, nel cibo destinato ai polli, come profilassi per limitare il contagio dalla pulce rossa.

Quanto fa male il Fipronil all’uomo?

Il Fipronil è solo “moderatamente tossico” secondo l’Oms e, assunto in minime quantità, ha effetti limitati a dolori addominali, nausea e vomito. Assunto invece in dosi maggiori, può causare danni ai reni, al fegato e alla tiroide. Ma non è questo il punto. È che non doveva esserci, è vietato usarlo ­ né aggiunto ai mangimi, né nei prodotti chimici spruzzati negli ambienti – negli allevamenti di galline.

Le uova italiane nelle quali è stato trovato il Fipronil, per esempio quelle provenienti dallo stabilimento di Ostra Vetere in provincia di Ancona, ne avevano 0,056 mg per kg. È dieci volte il limite di legge, ma molto inferiore a una dose con effetti tossici.

Anche si consumasse un uovo contaminato non succederebbe nulla perché i valori riscontrati sono comunque molto bassi rispetto alla dose giornaliera accettabile che è stata stimata nell’uomo.

Considerando che un uovo pesa circa 50 grammi, per arrivare a una dose potenzialmente dannosa bisognerebbe mangiarsi una ventina di uova olandesi e qualche centinaio di quelle italiane.

In quali prodotti è stato trovato, in Italia?

È stato trovato sia nei prodotti derivati che nelle uova fresche. Da noi hanno fatto scalpore le operazioni dei Nas in uno stabilimento di imballaggio in provincia di Ancona e in un allevamento in provincia di Viterbo. In tutto oltre 90mila uova sono state sequestrate: ad Ancona 6mila uova e un allevamento con 12mila galline; a Viterbo, 53mila uova destinate a alimentazione umana e 32mila uova destinate all’alimentazione animale.

In Italia non abbiamo alcun bisogno di importare uova fresche dall’estero; per di più tracciabili e controllabili da tutti noi al supermercato attraverso l’etichettatura del guscio, nota come codice delle uova. I prodotti derivati da uova provenienti dallo stabilimento belga Poultry Vision e da quello olandese Chickfriend, focolai delle uova contaminate.

Mentre l’origine di ciascun uovo fresco è agevolmente tracciabile, non si può dire lo stesso degli ingredienti nei prodotti derivati, come ad esempio le fettuccine o i dolci. In questi casi, anche chi di noi per motivi etici non comprerebbe mai le uova provenienti da galline in gabbia, potrebbe invece acquistarle in modo inconsapevole.

Quali sono le dimensioni dell’ennesimo scandalo?

In Italia i Nas hanno eseguito, anche insieme alle Asl, centinaia di accessi ispettivi presso allevamenti, centri di distribuzione e lavorazione delle uova, industrie e laboratori di produzione di prodotti dolciari, salse e pasta all’uovo, in attesa dei responsi analitici dei campioni conoscitivi, inviati ai laboratori degli Istituti Zooprofilattici di Teramo e Roma. Sono stati sequestrati due allevamenti in Campania ed è stato bloccato uno stabilimento nelle Marche mentre a Milano i sigilli erano scattati per un’azienda che ha prodotto omelette surgelate contaminate. Nel Lazio un caso di contaminazione era già stato riscontrato in un laboratorio artigianale di pasta.

In realtà, però, in alcune aree ad alta concentrazione di allevamenti (Emilia Romagna) i risultati sono un po’ più preoccupanti. Su 81 rilevamenti effettuati in Emilia-Romagna su uova e derivati, pasta fresca all’uovo e carne di gallina, sono stati 17 i campioni trovati positivi al Fipronil, Nei campioni trovati positivi i livelli di contaminazione si attestano mediamente intorno allo 0,16 mg/kg, ben inferiori allo 0,72 mg/kg che corrisponde al limite di tossicità, ma comunque era una percentuale a due cifre di positività.

A oggi gli addetti al sistema di allerta italiano hanno inviato a Bruxelles 46 notifiche su prodotti e uova per Fipronil (erano 30 all’inizio di settembre). Le notifiche e gli aggiornamenti rilevate dal Rasff sono 623 (erano 430 alla fine di agosto). I paesi coinvolti sono 55 (erano 48 due settimane fa).

Lo scandalo è finito?

No. Sui giornali le notizie si sono progressivamente diradate (a fine agosto si trovavano solo articoli occasionali in cronaca locale che annunciano ritiri), nei laboratori italiani e negli uffici del Rasff a Bruxelles dove si trova la centrale operativa del sistema di allerta rapido europeo la questione è in ascesa. Gli avvisi di ritiro/richiamo insieme alle notifiche e agli aggiornamenti sulle indagini in corso aumentano di circa 100 al mese: oggi sono oltre 600, erano 430 a fine agosto.

Cosa succede quando Nas e Asl trovano campioni positivi?

Il percorso per le aziende in cui vengono trovati uova e prodotti derivati contaminati prevede il vincolo sanitario e quindi il blocco della commercializzazione delle uova, dei trattamenti agli animali e il blocco della macellazione per la vendita delle carni.

Come evitare uova contaminate e derivati? C’è un modo per essere del tutto sicuri?

Le uova, in generale, sarebbe sempre meglio, se proprio non si può dal contadino sotto casa o negli agriturismi, sceglierle da agricoltura biologica. Il codice sull’uovo, stampigliato sul guscio, è “0 IT”. Vuol dire: uova bio, provenienti dall’Italia.

Non solamente i disciplinari del bio escludono totalmente l’uso di trattamenti con sostanze contaminanti alle galline, ma per di più, essendo il metodo bio adottato volontariamente dai produttori, il rispetto delle regole è parte integrante della loro condotta aziendale. Inoltre, sia le fattorie sia le galline che le uova subiscono l’ulteriore controllo dei certificatori del biologico accreditati dal ministero delle Politiche Agricole. Anche i prodotti bio confezionati devono contenere solo ingredienti bio, sicché le medesime garanzie valgono per tutti gli alimenti preparati sotto l’egida del bio.

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