“Eco-Patent Commons” è il primo progetto al mondo nel suo genere e ricalca in ambito brevettuale piattaforme di enorme successo, come “Creative Commons” nei campi degli scritti letterari e dei software. A “Eco-Patent Commons” hanno già aderito multinazionali del calibro di Ibm, Nokia, Pitney Bowes e Sony, che finora avevano sempre difeso in maniera molto forte i diritti sui loro brevetti. Il progetto è coordinato dal World Business Council for Sustainable Development (WBCSD), un’organizzazione internazionale che promuove la sostenibilità nel settore industriale e che annovera fra i suoi membri oltre 200 aziende del pianeta intero. Sul sito web di WBCSD (www.wbcsd.org) sono già censiti 31 brevetti disponibili per essere condivisi. Questi brevetti riguardano la gestione dei rifiuti, l’abbattimento delle sostanze inquinanti, la lotta ai cambiamenti climatici e la riduzione della domanda di energia. “Penso che sia ancora presto per valutare l’esatto valore del dono fatto da queste imprese alla collettività – afferma il Prof. Laurent Manderieux, dell’Università Bocconi di Milano -. Non è facile fornire una stima del valore economico o sociale di un’invenzione brevettata: avere un brevetto non vuol dire che la tecnologia brevettata sarà di successo e teniamo anche conto del fatto che l’eco-patent, benché di uso libero, potrebbe richiedere una licenza a pagamento su un’altra tecnologia al fine del suo utilizzo effettivo. In ogni caso si tratta di un segnale sicuramente positivo per la difesa dell’ambiente e mi auguro che venga seguito anche da altri.” Roberto Rizzo