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Maximon è un idolo molto venerato in Guatemala, qui siamo sull’altopiano del lago atitlan, cielo azzurro, le montagne alte duemila metri a fare da sfondo
A Panajachel in Guatemala, ci si arriva per una strada che sale ripida fino ai
tremila metri degli altipiani e ridiscende poi fino ai duemila
metri del lago d’Atitlan.
Arrivandoci in un bel giorno di sole si può pensare che il
paradiso deve essere qualcosa di simile: il lago, blu cobalto a
rispecchiare un cielo sconfinato; tre vulcani fumano bianche nuvole
che si perdono rapidamente nel vento. Alcune barchette a motore
trasportano locali e turisti tra i tre villaggi che s’affacciano
sul lago: Pana, S. Pedro, Santiago.
Qui, come ogni guida suggerisce, non bisogna mancare di far visita
a Maximon: saranno i bambini che t’accolgono al molo a guidarti da
lui. Ti prendono la mano, e ti tirano svelti nell’intricato
reticolo di viuzze che costituisce il cuore del villaggio. Si passa
a fianco di corti in fiore, cucine di strada, capannelli di gente
tranquilla e silenziosa, fino a raggiungere un’abitazione
difficilmente trovabile in altra maniera. Maximon questo mese
è qui, lo si capisce dal via vai di persone e dagli addobbi
floreali. Per tutto il tempo la casa gli renderà omaggio, e
ospiterà chiunque venga a Santiago per fargli visita.
All’interno ogni cosa è stata sgombrata, via tavoli e sedie,
via mobili e divani. Solo una fila di panche lungo il perimetro del
muro e al centro, sempre curato da qualcuno notte e giorno,
c’è Maximon.
Quest’idolo, così venerato dai guatemaltechi dell’altopiano,
è un misto di ritualità pagane e cristiane. È
un pupazzo alto circa un metro, vestito con abiti tradizionali e
con circa cinque cappelloni in testa. In bocca tiene sempre acceso
un grosso sigaro, che qualcuno costantemente si cura di scenerare.
Ogni tanto lo s’inclina un poco e gli si versa da bere del rum
direttamente in bocca. Di fronte a lui, tra decine di lattine
vuote, si inginocchiano i fedeli, a chiedere protezione, per i
cari, il camion, il raccolto.
I proprietari di casa stanno sull’uscio, a raccogliere gli omaggi
dei visitatori che contribuiscono alle spese per gli onori a
Maximon e anche per la birra, che la sera tutti bevono allegramente
come ringraziamento per la benevolenza del loro santo fauno.
Martino Costa
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